La discussione sull’insegnamento della storia nei licei e nei college americani che si è aperta insieme all’anno scolastico soffre di una evidente contraddizione: da un lato le risorse alle discipline umanistiche vengono ridotte e dall’altro si riconosce l’esigenza (anzi l’urgenza) di educare le nuove generazioni alla comprensione del contesto, prima di tutto del loro paese, ma non solo. A questo si aggiunge il fatto che le grandi università statunitensi sono diventate la meta privilegiata per la formazione delle élite globali. Questa vocazione sempre meno nazionale ha e avrà un impatto enorme nel modo di concepire l’insegnamento e di intendere la storia: per esempio ampliando lo spettro ad altre aree del mondo oltre a quella occidentale e mettendo in secondo piano la storia degli Stati Uniti.
A questa evoluzione le maggiori università sono già predisposte. Ad Harvad, Yale, Chicago e Columbia, da diversi decenni si prevedono corsi obbligatori per matricole sui grandi autori e temi del pensiero politico, religioso e filosofico a partire dal mondo classico fino ai nostri giorni. Il corso é ironicamente chiamato “From Plato to Nato”. A Columbia, esso è annuale e prende il nome di Contemporary Civilization (al quale si è recentemente aggiunto anche un corso di cultura globale, inclusiva della aree non occidentali). Fondato nel 1919, quello che a Columbia viene chiamato il “Core” (ovvero il curriculum formativo di base) è insegnato da docenti dei dipartimenti umanistici ed è una delle ragioni che spinge molti studenti a concorrere per il Columbia College. La struttura del Core è esemplificativa del peculiare rapporto con la storia che ha la cultura, anche umanistica, statunitense. Il nome del corso “Civiltà Contemporanea” parla da sé: il presente è fatto iniziare da Platone e Aristotele, dai testi religiosi (Antico e Nuovo Testamento, Corano, la Riforma) per giungere fino a noi. Un corso volutamente basato sulla lettura dei testi, senza bibliografia secondaria e che invita i ragazzi a leggere e a riflettere con la mente rivolta al loro tempo, non a quello degli autori studiati. Un passato che è presente, dunque, secondo una prospettiva che sarebbe piaciuta a Giovanni Gentile più che a Benedetto Croce.Gli studenti leggono e scrivono elaborati (spesso straordinari) sulle teorie della giustizia discusse nella Repubblica di Platone, ma il loro Trasimaco spiega lo strumentalismo praticato a Wall Street piuttosto che quello in uso nell’Atene democratica. L’insegnante ha il compito di istigare socraticamente a pensare e porre questioni senza mai fare lezione perché è la civiltà contemporanea, non la storia, l’oggetto del corso. E la revisione periodica del programma è fatta al fine di aggiornare il passato. Vi è in tutto questo un senso storico? La risposta è ambigua come la domanda.