Sarà “griffato” Max Mara il nuovo Whithney Museum Downtown progettato da Renzo Piano che inaugurerà in aprile a New York. Lodevole segnale di impegno per la cultura (e grandioso investimento in sponsorizzazione) da parte di un’azienda definita “il gigante silenzioso”per il suo stile discreto. Altrettanto silenziosamente però l’ azienda sta chiudendo in Italia numerosi negozi Max & Co. e licenziando il personale. Certo, il mecenatismo fa notizia e un negozio in meno no, ma da un gruppo così “sensibile” alle sollecitazioni dell’arte ci si aspetta adeguata responsabilità sociale nei confronti delle lavoratrici nonché la voglia di investire per stare sul mercato in un settore, quello dell’abbigliamento giovane, che richiede ricerca e innovazione nel prodotto e nella filiera.
Il Sole 24 Ore 15.09.14
Moda e arte. In aprile a New York l’inaugurazione dell’edificio firmato da Renzo Piano
È Max Mara lo sponsor del nuovo museo Whitney
Per il gruppo da 1,3 miliardi di ricavi gli Usa sono il 4° mercato
Giulia Crivelli
Per chi ama l’arte e l’architettura e segue con interesse gli intrecci di questi due mondi con la moda, i prossimi mesi saranno ricchi di sorprese ed emozioni. In ottobre a Parigi verrà inaugurata la Fondazione Louis Vuitton, disegnata da Frank Gehry, mentre ci sarà molta Italia a New York per l’apertura del nuovo Whitney Museum “Downtown”. Firmato da Renzo Piano, sarà uno degli edifici simbolo del Meatpacking District, dove negli ultimi anni hanno aperto moltissimi showroom e negozi di moda. La serata d’inaugurazione è prevista per la prossima primavera e richiamerà a Manhattan appassionati e collezionisti di arte contemporanea americana da tutto il mondo. Lo sponsor per l’evento newyorchese dell’anno? Il gruppo italiano Max Mara, una delle aziende che – con la sua discrezione da “gigante silenzioso” (la definizione è di Women’sWear Daily, parliamo di un’azienda con un fatturato di 1,3 miliardi e un ebitda di 170 milioni) – è da decenni impegnata nel sostegno dell’arte, in Italia e all’estero.
«È una passione della nostra famiglia, ma anche un modo per arricchire e stimolare tutte le persone che lavorano in azienda – spiegano dal quartier generale di Reggio Emilia –. L’arte contemporanea è un canale di comunicazione, interpretazione della società e della cultura e sostenere fondazioni e musei è inoltre un modo per restituire qualcosa alle comunità in cui siamo radicati o che ci apprezzano da sempre». Il riferimento è, da una parte, alla Collezione Maramotti, lo spazio aperto al pubblico inaugurato del 2000 a Reggio Emilia che ospita le opere raccolte in 40 anni dal fondatore dell’azienda Achille Maramotti (e poi dai figli), frutto di un personalissimo viaggio nell’arte contemporanea, non solo americana.
Ma l’impegno di Max Mara per il Whitney (museo fondato nel 1930 dalla famiglia Vanderbilt) è certamente legato a New York e all’America, quarto mercato per il gruppo – tra i leader mondiali della moda femminile (si veda Il Sole 24 Ore del 17 luglio) – dopo Europa, Cina e Giappone. Il Whitney Downtown si trova tra Gansevoort Street e Washington Street: otto piani di un edificio avveniristico direttamente collegati alla High Line, il “giardino sopraelevato” fiorito dove fino a pochi anni fa passava una linea della metropolitana, tra i luoghi più affascinanti della New York post 11 settembre. Secondo Luigi Maramotti, figlio di Achille e presidente del gruppo Max Mara, «il Whitney Downtown sarà il benchmark per ogni nuovo museo, non solo per la funzionalità e originalità degli spazi espositivi (il museo possiede 21mila opere di 3mila artisti, che ora potranno finalmente ruotare con la sede di Madison Avenue), ma anche per l’approccio multimediale che ci sarà con il pubblico e per le numerose attività che coinvolgeranno la città».
Il legame con il mudeo newyorchese e Max Mara si era già rafforzato nell’aprile scorso, quando l’intera famiglia Maramotti aveva ricevuto l’American Art Award del Whitney Museum, un premio assegnato ogni anno a persone e organizzazioni «animate da un costante impegno a favore del patrimonio artistico e culturale delle arti in America».
Attesa invece per il 2016 la sesta edizione del Max Mara Art Prize for Women, organizzato insieme alla Whitechapel Gallery di Londra e aperto a giovani artiste visive del Regno Unito