Identità, narrazione, stato d’animo, giacimento; molteplici, e con diverse sfaccettature, le definizioni di “cultura” emerse durante l’incontro “Cultura, territorio, sviluppo urbanistico” condotto in tenda centrale da Marco Barbieri, consigliere regionale Pd, con relatori Lucio Argano, project manager di Perugia 2019 (città candidata a capitale europea della cultura), Manuela Ghizzoni, deputata Pd e membro della commissione cultura e un ospite quanto mai insolito ma degno di nota ovvero Angelo Luigi Crespi, responsabile cultura di Forza Italia.
Come strutturare il nostro sguardo culturale nel lungo periodo, affinché segua lo sviluppo tumultuoso delle città? Come intervenire, “culturalmente” sulle periferie urbane? In quale modo inserire biblioteche e musei, ovvero le “agorà” del terzo millennio? Ma anche, per calarsi ancora più nel concreto, e in un ambito a noi drammaticamente così vicino, come ripensare le città colpite da eventi catastrofici come i terremoti? Questi, fra i tanti, gli stimoli offerti dalla serata.
“Rethink”, ovvero “ripensare” è la chiave di volta secondo Lucio Argano, forte anche della sua lunga esperienza internazionale; “Ripensare il rapporto città/cittadini, ripensare il valore dell’identità culturale che ci rende partecipi di un sentire comune. L’Unione europea, da questo punto di vista, sta dimostrando di essere interessata alla cultura proprio in questo senso, ovvero al concetto di identità culturale come leva di rigenerazione sociale”.
Partendo proprio dai presupposti offerti da Argano è intervenuto Angelo Crespi: “Il nostro è un paese che non è mai d’accordo su nulla, eppure ci sentiamo tutti profondamente italiani. Perché? Perché prima di essere fattore economico, la cultura è identità, è narrazione di una storia che ci accomuna, è “parola””. E ha lanciato una provocazione: “Architettonicamente parlando, dobbiamo per forza stupire? Dobbiamo per forza colpire lo sguardo? Ricordate cosa diceva il grande scrittore Tom Wolfe: il ‘900 è pieno di “maledetti architetti” che hanno realizzato, ad esempio, musei in cui non è possibile esporre alcuna opera”.
Manuela Ghizzoni, la quale prima di diventare onorevole ha ricoperto il ruolo di assessore alla cultura di Carpi, è invece partita da considerazioni più pratiche: “L’Italia è piena di professionisti formati, di competenze di altissimo livello. Partiamo dunque, in questo corretto “ripensare”, dalla tutela di questo patrimonio “umano” che così tanti paesi ci invidiano. Ripensiamo il nostro sviluppo urbanistico, le nostre periferie come i nostri centri storici, educhiamo nelle scuole i ragazzi al “gusto”, al “bello”, ma anche al “funzionale”, al “rispettoso”. Guardiamo alle nostre piazze come fossero priorità cultural/sociali, lottiamo contro le brutture ma anche contro la standardizzazione. Le città sono fatte di persone: permettermi dunque di filosofeggiare dicendovi che le città sono, innanzitutto, stati d’animo”.