Mese: Agosto 2014

"È lo Stato che deve innovare", di Filippo Astone

Per uscire dalla crisi la ricetta è semplice: il settore pubblico deve trainare l’economia negli ambiti più all’avanguardia. Così è anche in Usa e Gran Bretagna, patrie del liberalismo «Dio salvi gli Stati!». Sì, perché senza la mano pubblica sarebbero impossibili quasi tutte le grandi innovazioni tecnologiche. E quindi ci sarebbe solo declino. A dimostrarci che le cose stanno davvero così è l’ultimo libro di Mariana Mazzucato, docente di Economia dell’innovazione all’Università del Sussex. Questo lavoro – a chi abbia orecchie per intendere – pone le fondamenta teoriche per politiche industriali assolutamente indispensabili. Il volume, originariamente The Entrepreneurial State. Debunking Public vs Private Sector Myths (2013, Arthem Press), è stato recentemente tradotto in Italia da Laterza con il titolo Lo Stato innovatore. Si tratta di uno dei libri più importanti pubblicati nel mondo, negli ultimi anni, in tema di politiche industriali. E certo non piacerà a chi strepita di Stati e di Unioni di Stati come se fossero solo ingombri e costosi intralci al libero dispiegarsi della impresa privata (che per definizione del mainstream andrebbe …

"Eterologa, la politica che diserta: decreto mancato e i rischi del fai da te", di Isabella Bossi Fedrigotti

Il ministero della Sanità ha sospeso il decreto che avrebbe autorizzato la fecondazione eterologa. Tutto rimandato al Parlamento che dovrà legiferare, ma chissà quando Sarà colpa dell’agosto e del desiderio di chiudere per ferie o della materia complessa e delicata? Probabilmente un po’ di tutte e due. Fatto sta che il decreto del ministro della Sanità concernente l’autorizzazione della tanto discussa fecondazione eterologa è stato sospeso, perché, come ha scritto Beatrice Lorenzin ai gruppi parlamentari, siano le Camere ad affrontare gli «evidenti profili etici che attingono la materia», oltre che, come sembra, per la richiesta di compatibilità di colori e gruppo sanguigno tra genitori e figlio avanzata dai medici e dalle associazioni di aspiranti padri e madri tramite inseminazione. Richiesta sulla quale la stessa Lorenzin, e non soltanto lei, si è pronunciata in disaccordo. Sul tema, è perciò stato deciso all’unanimità, dovrà legiferare il Parlamento, chissà quando, però. Giusto che si discuta, ancora e ancora, e che, eventualmente, non si proceda per decreti, poiché l’argomento – se così si può dire – del contendere è …

"Le conseguenze per l’America del nuovo intervento militare", di Roberto Toscano

Per due volte, giovedì sera e nella giornata di ieri, il presidente Obama si è rivolto alla nazione americana prima per annunciare la decisione di autorizzare l’impiego in Iraq dell’aviazione americana, e poi per chiarire finalità e limiti dell’intervento. Lo ha fatto insistendo sulla duplice natura della missione: proteggere gli americani presenti in Iraq sia come diplomatici (il riferimento alla tragedia di Bengasi è apparso evidente) che come consiglieri militari, nonché i civili iracheni minacciati dall’offensiva dello Stato Islamico e fare loro arrivare urgentemente cibo e acqua per poi poterne garantire l’evacuazione sottraendoli alla minaccia dei jihadisti che ora li circondano. Il momento è per Obama particolarmente difficile, ed è risultato evidente il suo sforzo di calibrare attentamente ogni parola, consapevole com’è di quanto sia problematica questa decisione di tornare a coinvolgersi militarmente nella sempre più inquietante vicenda irachena. Non è certo facile, infatti, spiegare agli americani che non si tratta di un «ritorno in Iraq» dopo che il Presidente aveva fatto della chiusura della disgraziata avventura militare di George W. Bush un elemento essenziale …

"Più vicini all'Europa, il nodo delle Regioni", di Roberto D'Alimonte

I festeggiamenti sono ancora prematuri. L’approvazione del disegno di legge di riforma costituzionale in prima lettura al Senato è solo la prima tappa di un percorso ancora lungo. Ma da ieri si può dire che l’Italia ha fatto un primo importante passo verso l’Europa. Le polemiche – spesso pretestuose – che hanno accompagnato l’iniziativa del governo non hanno permesso di valutare con serenità la portata delle innovazioni introdotte. L’opinione pubblica è ancora confusa. Le accuse di autoritarismo hanno seminato dubbi e impedito una attenta valutazione dei fatti. In realtà, la riforma proposta razionalizza molti aspetti del nostro assetto costituzionale in tema di rapporti tra esecutivo e legislativo, tra cittadini e istituzioni rappresentative, tra Stato e Regioni. Il Senato perderà i poteri che ha oggi e non sarà più eletto direttamente dai cittadini. Non darà la fiducia e non avrà un potere di veto su gran parte della legislazione. Ma questo è quello che avviene nella grande maggioranza dei Paesi europei in cui da anni il processo legislativo è imperniato sulla supremazia della camera bassa. Ma …

"Radiografia di un declino", di Federico Fubini

FORSE il problema non è tanto l’ennesima recessione, ma il fatto che tutto ritorni così simile a se stesso in questo Paese. Nel giugno del ‘44, già pensando al dopoguerra, Luigi Einaudi scrisse al direttore dell’ Economist una supplica agli alleati di non forzare l’Italia a diventare un’economia moderna. Non perché le riforme non fossero necessarie, spiegò, ma per non creare una reazione di rigetto in un’Italia dove il fascismo era morto, ma lo sciovinismo restava vivo e vegeto. «I NOSTRI rappresentanti verrebbero banditi come traditori e agenti dei poteri finanziari plutocratici stranieri», scrisse Einaudi. Questa sembra di averla già sentita, più di recente. Altrettanto familiare suona anche la previsione formulata allora dal futuro presidente e i successivi esiti. Einaudi promise agli angloamericani che gli italiani sarebbero stati felici di fare le riforme da sé, se solo fosse stata lasciata loro la sovranità (oggi diremmo: niente troika). Non successe. Lo Stato corporativo cambiò nome o bandiere ma non la sua struttura, che ancora oggi si perpetua. L’Iri sopravvisse e oggi il virus dell’invadenza della politica …

"Dalla Siria all'Italia cercando la libertà", di Alessandra Ziniti

Asma, la migrante numero centomila. È arrivata in Sicilia su un barcone col marito, la figlia piccolissima e bimbo in grembo. Con lei gli stranieri sbarcati dall’inizio di Mare nostrum toccano la cifra simbolo dell’emergenza La storia. Quando scende dalla passerella bianca della nave Dattilo della Guardia Costiera e si asciuga pudicamente con una mano le lacrime che le scivolano giù dagli occhi, Asma non fa neanche caso al funzionario che le mette attorno al polso un braccialetto di carta con un numero, il 255. È un numero che ne fa un simbolo di questa drammatica migrazione epocale che ha già portato in Italia 100.979 uomini, donne e bambini in fuga da guerre, povertà, violenza, disperazione. Asma è il migrante numero centomila salvato dagli uomini della Marina militare italiana dall’ottobre scorso, quando, dopo i due tragici naufragi di Lampedusa con centinaia di vittime, ha preso il via l’operazione Mare nostrum. Ha 23 anni e ce l’ha fatta con il bimbo che porta in grembo, con suo marito Yaman e con la piccola Tala, tre anni e mezzo, che …

"Una via di uscita dalla brutalità" di Tahar Ben Jelloun

A SCUOLA impariamo la storia, ma non ci insegnano come leggerla. L’attuale guerra tra Israele e Gaza non solo è letta male, ma si sta ingolfando in una spirale senza uscita. Una semplice constatazione: non è mai accaduto che un territorio occupato o un popolo colonizzato siano rimasti tali in eterno. Presto o tardi i valori di libertà, giustizia e dignità prendono il sopravvento su qualunque brutalità, per potenti che siano le armi in campo. C’è stato un tempo in cui nessuno avrebbe osato immaginare un’Algeria indipendente, o un Sudafrica liberato dall’apartheid. Eppure la storia è stata più forte dell’irrazionalità e delle pretese degli uomini. Una maggioranza di israeliani è convinta di arrivare alla pace con la forza. Ma chi anche in tempi “normali” esercita un dominio infliggendo vessazioni non può che esacerbare gli animi. In nome di un impegno sia religioso, sia nazionalista, i popoli palestinesi lottano affinché la storia renda loro giustizia. Si possono discutere i loro metodi, ma non rimproverarli perché lottano contro un’occupazione inasprita da un embargo disumano. Certo, Hamas non …