Un premio di 40mila dollari, da spendere mica in shopping o in vacanze esotiche ma per utilizzare risorse di calcolo. Lo ha messo in palio la Microsoft e se qualcuno pensa che a vincerlo sia stato il classico scienziato pazzo, con gli occhialini sul naso e i capelli bianchi arruffati, sbaglia di grosso. Il merito è di Catia Trubiani, una ragazza di Teramo poco più che trentenne, bella e solare, un genio dell’informatica che ha concluso gli studi a tempo di record ma senza mai sacrificare se stessa.
Esempio perfetto di come una donna possa portare avanti con successo progetti scientifici e di vita.
Cominciamo dal futuro, Catia: qual è il suo prossimo obiettivo?
«Un’utopia».
Si spieghi meglio.
«Mi piacerebbe tanto restare in questo Paese per contribuire a cambiarlo. Ma mi rendo conto che si tratta di un sogno irrealizzabile, appunto».
Quindi anche lei ha già le valigie pronte, come quasi tutti i giovani migliori?
«Vediamo, ci penserò fra un anno. Ma la tentazione forte di andarsene c’è, inutile negarlo».
Eppure finora è rimasta qua, pur facendo anche esperienze all’estero…
«Dopo la maturità allo scientifico di Teramo ho deciso di laurearmi in Informatica a L’Aquila perché qui l’Università è tagliata a misura di studente, un ambiente più raccolto rispetto ad altri, dove si può contare su un rapporto stretto con i professori. E quando hanno aperto il Gran Sasso Sciente Institute per rilanciare anche l’immagine culturale della città nel mondo, dopo il terremoto, ho preso al volo questa opportunità partecipando al concorso che mi ha permesso di conseguire il dottorato.
Poi però arrivi al punto in cui vorresti cominciare a raccogliere i frutti di tanto studio e allora ti viene davvero la voglia di andare all’estero, perchè da noi è tutto troppo complicato».
Il problema più grosso?
«La burocrazia, più che problema è un incubo. Negli altri Paesi sono dei privilegiati, sotto questo aspetto. Se decidi di fare qualcosa, bastano poche settimane e metti in piedi la tua attività. C’è bisogno anche di gratificazione, nel lavoro che si fa».
Ci parli di “Despace”, il progetto che ha conquistato Microsoft.
«È finalizzato a un sistema che garantisca prestazioni adeguate e insieme riservatezza e sicronizzazione dei dati nelle aste on-line».
Come le è venuta l’idea?
«Seguendo le aste più comuni, come eBay, ho pensato che si potevano allargare gli orizzonti contattando privati che magari hanno a disposizione beni di cui adesso non sappiamo. Questo progetto mi consentirà di condurre esperimenti che non potevo fare durante la fase di ricerca».
In che modo?
«Avrò a disposizione un supporto che raccoglierà i dati mentre la piattaforma Microsoft Azure servirà per la loro elaborazione e per pianificare le azioni a supporto di comunicazioni veloci e sicure durante le aste».
La passione per l’informatica nasce in famiglia?
«Non direi. Mio padre è insegnante, mia madre infermiera e mio fratello lavora in un altro campo. Nasce forse dal mio bisogno di concretezza».
Non sarà l’unica passione della sua vita, anche se ne occupa una grande parte…
«Mi piace tantissimo il nuoto, sono nel gruppo Master de “L’Aquila Nuoto” e appena ho un momento libero corro in piscina».
I suoi amici come la giudicano? Come un extraterrestre?
«Dipende, quelli della cerchia universitaria mi considerano una persona normale, come loro. Gli altri un po’ meno, forse».
E magari a scuola era anche una secchiona: o no?
«Ho completato gli studi a 31 anni, laurea con il massimo dei voti».
Dunque, conferma?
«Proprio secchiona no, con i libri mi sono data da fare ma il giusto».
Allora è davvero un genio!
«Mah, non tocca a me dirlo».
Pubblicato il 21 Agosto 2014