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Da settembre scuola e lavoro più vicini – Manuela Ghizzoni

Fare e imparare o imparare facendo. E’ il senso della norma già approvata nel decreto Carrozza (ar. 8 bis) nell’ottobre 2013 e diventata operativa con l’approvazione del recente decreto interministeriale per essere introdotta nel nuovo anno scolastico. Come spiega l’articolo in calce tratto dal Sole 24 Ore, le aziende potranno assumere con un contratto di apprendistato studenti dell’ultimo biennio delle superiori, un’età in cui l’obiettivo lavoro è già presente nei progetti dei ragazzi. E’ un’ iterazione scuola – lavoro che dà una svolta al percorso formativo orientandolo all’ esperienza aziendale, ma cambia anche il concetto di “apprendistato”: non più un metodo per ridurre i costi del lavoro, ma un reale investimento per l’azienda sulla “costruzione” di risorse di qualità. Comincerà l’Enel, già in parte ispiratrice del progetto, che assumerà 15 studenti apprendisti. L’unico neo della proposta è che non sono previste risorse aggiuntive per le scuole e in particolare per i docenti (a questo proposito il governo approvò un mio OdG), che dovranno impegnarsi in attività di programmazione e tutoraggio. Così come le aziende dovranno sviluppare professionalità specifiche capaci di accompagnare gli studenti. Non c’è dubbio, però, che per scuola e mondo del lavoro si apre una nuova opportunità di avvicinamento.

Il Sole 24 Ore 14.08.14
APPRENDISTATO, A SETTEMBRE I PRIMI STUDENTI IN AZIENDA
di Claudio Tucci

A settembre arriveranno i primi studenti-apprendisti. La novità, assoluta in Italia, potrà riguardare i ragazzi, anche minorenni, degli ultimi due anni delle scuole superiori (principalmente istituti tecnici e professionali). L’azienda interessata a far fare un’esperienza di lavoro ai giovani dovrà firmare un accordo con i ministeri dell’Istruzione e del Lavoro e, successivamente, una convenzione con l’istituto scolastico interessato.
Toccherà alla scuola informare famiglie e studenti della nuova opportunità. Si dovrà anche aggiornare il Pof (piano dell’offerta formativa), per non lasciare zone d’ombra sui passaggi che apriranno le porte di un’impresa all’alunno (ma la possibilità può interessare anche un’intera classe). Ogni studente-apprendista dovrà essere accompagnato da un «piano formativo personalizzato», che indica il percorso di studio e di lavoro, e da un sistema tutoriale che vede congiuntamente impegnati il tutor aziendale, designato dall’impresa, e il tutor scolastico, individuato tra gli insegnanti del consiglio di classe in possesso di competenze adeguate. Per agevolare il loro compito, sono previste specifiche attività formative, anche congiunte, a carico dell’impresa.
Notevoli gli spazi di flessibilità a disposizione delle scuole: per l’interazione tra apprendimento in aula ed esperienza «on the job» potranno utilizzare fino al 35% dell’orario annuale delle lezioni. Per rendere un’idea: per gli istituti tecnici e professionali si tratta di un massimo di 369 ore su 1.056, ovvero di margini di autonomia nettamente superiori rispetto a quelli di cui le scuole dispongono solitamente per organizzare la propria offerta formativa “libera”. La prima grande azienda che partirà con questa sperimentazione, prevista dal decreto Carrozza e portata avanti dal sottosegretario, Gabriele Toccafondi, è Enel: ha previsto di assumere circa 15o studenti-apprendisti provenienti da istituti tecnici sparsi in tutt’Italia.
Ma le novità sul fronte scuola-lavoro non finiscono qui. Per l’autunno è prevista l’emanazione del Dpr che fissa i “diritti e doveri” degli studenti impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro disciplinati dal Dlgs 77/2005. Qui non si firmerà alcun contratto di lavoro. Ma si consentirà ai ragazzi, a partire dai 15 anni, e anche dei licei, di fare un’esperienza in azienda di almeno 15 giorni. Gli alunni hanno diritto a essere seguiti da un tutor aziendale (che può essere lo stesso imprenditore) e a essere ospitati in ambienti di apprendimento in regola con le norme sulla sicurezza. All’opposto, tra i doveri che i ragazzi dovranno rispettare, c’è quello della massima cura delle attrezzature messe loro a disposizione. Il Miur punta molto su un decollo vero dell’alternanza (sul modello duale tedesco).
Tra le altre misure ancora allo studio c’è anche una modifica alla terza prova dell’esame di Stato (il cosiddetto “quizzone”), per valorizzare l’esperienza trascorsa in azienda.