"Viva la scuola pubblica e imperfetta", di Marco Lodoli – La Repubblica.it del 14.08.14
PER fortuna in Italia il precettore privato non è ancora arrivato, e speriamo che non arrivi mai, sarebbe davvero un gesto di sfiducia definitiva verso la condivisione del sapere e la bellezza di crescere insieme ai propri coetanei. Sarebbe un assurdo atto di separazione e di egoismo che nulla ha a che fare con la cultura. Certo, i ricchi di nuovo hanno preso il largo, iscrivono i loro rampolli nelle scuole americane o tedesche, con i prati ben rasati e lo stemma dell’istituto ricamato sulle giacche blu. Si tengono lontani dalla scuola pubblica perché, in qualche modo, rappresenta e rispecchia il paese: è un qui e ora che li spaventa e al quale sperano di contrapporre un altrove privilegiato, dove non può e non deve entrare alcun disordine, alcun malessere. Il ricco nostrano considera decisive le relazioni che si stringono in una scuola che costa soldoni, perché è convinto che più della conoscenza contano le conoscenze. Passare cinque anni in classe con piccoli benestanti aiuterà suo figlio, più avanti si ritroverà nell’agenda una serie di …