"Il labirinto delle garanzie", di Michele Ainis
Il Titanic delle riforme rischia d’affondare sbattendo contro un doppio iceberg. L’elezione diretta del Senato, in primo luogo: respinta dal governo, però caldeggiata da Grillo, auspicata da Alfano, bramata da un fronte eterogeneo del dissenso tra le file del Pd e di Forza Italia. E in secondo luogo le preferenze per eleggere i nuovi deputati, negate anch’esse dall’ Italicum , ma agognate anch’esse come il primo amore. Errore: non è su questi ostacoli che può interrompersi la navigazione. Dopotutto, «Batman» Fiorito ottenne 26 mila voti di preferenza. E un Senato non elettivo costituisce la regola in Europa: funziona così in Francia, Germania, Austria, Olanda, Regno Unito, e almeno parzialmente in Belgio e in Spagna. Dov’è allora lo scoglio? Sott’acqua: c’è, ma non si vede. Come la trama impercettibile di relazioni e di reciproche influenze tra i poteri dello Stato, come il gioco di pesi e contrappesi che garantiscono la tenuta del sistema. Ecco, le garanzie. Il bicameralismo paritario rispondeva a quest’ultima funzione, nel bene e nel male. Se ce ne sbarazziamo, se al contempo iniettiamo …