"Non basterà l'euro debole a far ripartire l'Italia", di Fabrizio Galimberti
Da marzo a oggi l’euro ha guadagnato un paio di punti di competitività, secondo i dati Bri dei cambi effettivi reali. E uno degli scopi inconfessati delle recenti misure della Bce (di inizio giugno) era quello di accompagnare e proseguire in quel guadagno, affiochendo quella che veniva comunemente percepita come una scomoda forza della moneta unica. L’inciampo delle esportazioni extra-Ue, appena comunicato dall’Istat, sembra confermare quanto sia urgente un’ulteriore discesa dell’euro. Dall’inizio del 2012 a oggi, in effetti, l’euro, malgrado la discesa degli ultimi mesi, rimane apprezzato (e quindi perde competitività) di 5 punti (e di 6 per il cambio effettivo nominale). Ma è veramente fuori linea il cambio del l’euro? Quando si ragiona di movimenti in alto o in basso di quell’indice-principe di competitività-prezzo che è il cambio effettivo reale, molto dipende dalle date che si scelgono: aumenti o diminuzioni rispetto a quando? Se, per esempio, andiamo a vedere come è cambiato quell’indice dagli albori della Grande recessione a oggi, vediamo che dall’agosto 2007 al giugno 2014 l’euro si è deprezzato (guadagno di competitività) …