Mese: Luglio 2014

"Bruxelles e quella commissione affidata a un camerata neonazista", di Luigi Offeddu

Benvenuti nel Parlamento della nuova Europa. Dove, nella commissione Libertà civili, siederà per i prossimi 5 anni il camerata Udo, uomo di rari dubbi: Adolf Hitler fu per lui «un grande uomo di Stato», Rudolf Hess merita il premio Nobel postumo, e l’Olocausto avrà ucciso «al massimo 340 mila ebrei». In 22 mila manifesti elettorali, Udo è comparso in giubbotto nero, sulla sua moto, con la scritta a caratteri cubitali «Dare GAS», che molti dalla memoria lunga non hanno gradito. Udo Voigt, 62 anni, da Viersen in Germania, iscritto dai 16 anni all’Npd o Partito nazionaldemocratico che raccoglie i neonazisti tedeschi, e presidente dello stesso dal 1996 al 2011, entra all’Europarlamento avendo conquistato l’1% dei voti nel suo Paese. Con il motto «faremo saltare l’Ue dal di dentro». E con una certezza: tutti devono «inchinarsi davanti ai valorosi soldati della Werhmacht, e delle SS». Nella commissione Libertà civili, starà con altri 59 fortunati. Voigt è un «non-iscritto», uno di quelli rimasti fuori dagli 8 gruppi politici appena costituiti: Marine Le Pen non l’ha voluto neppure …

"Equitalia si arrende dai grandi evasori solo 10 miliardi su 300", di Fabio Tonacci

Appena il 3% delle richieste oltre 500 mila euro ha successo Ecco perché il governo vuole un cambio di strategia L’esecutivo starebbe elaborando un progetto per scorporare Equitalia dal controllo al 51% dell’Agenzia delle entrate: il nuovo esattore sarebbe autonomo e indipendente I grandi evasori fiscali italiani dormono sereni tra due cuscini. Hanno sul groppone qualcosa come 300 miliardi di euro di tasse non pagate, eppure l’incubo del pignoramento, delle ganasce fiscali, delle ipoteche sui beni, non li riguarda. Vivono molto più tranquilli di chi, per caso o per crisi, ha dimenticato una multa da trenta euro. Perché Equitalia, a loro, non ci arriva. Non può, non ha i mezzi. E anche quando li sfiora, è troppo tardi: il capitale da aggredire per recuperare il credito dello Stato quasi sempre si è già volatilizzato. Sono centomila i maxi evasori che hanno accumulato col Fisco un debito, secondo una recente stima documentata, superiore a 500mila euro: sono banche, società di assicurazioni, grandi e medie imprese, privati con fortune a 8 zeri che non hanno versato le …

"Stamina, i giudici e la scienza negata per i medici una questione di coscienza", di Adriana Bazzi

La fantasia dei giudici, almeno di quelli che si occupano del caso Stamina, non ha limite. Ieri il Tribunale dell’Aquila ha designato, con nome e cognome, il capo dell’équipe che dovrà somministrare a Noemi, una bimba di due anni con una grave malattia neurologica, un trattamento con cellule staminali per il 25 luglio prossimo: il «capo» è Erica Molino, la biologa della Stamina Foundation di Davide Vannoni. Una biologa, non un medico. Il Tribunale l’ha autorizzata a nominare i membri dell’équipe, a dettare le tempistiche e le modalità di esecuzione del trattamento agli Spedali Civili di Brescia. Nonostante tutto quello che si è detto e scritto sulla vicenda Stamina, dobbiamo prendere atto di alcune cose. I giudici (non tutti per la verità: a Torino Vannoni è stato rinviato a giudizio per tentata truffa) vanno avanti imperterriti sulla loro strada, «sposando» il metodo vannoniano e ignorando le indicazioni della comunità scientifica, contraria a questa terapia. I politici, più volte chiamati in causa, se ne stanno più o meno lavando le mani. Gli Ordini dei medici si …

"Non sono terroristi ma solo nemici", di Abraham B. Yehoshua

Quando Israele fu fondato nel 1948 i giordani bombardarono Gerusalemme, la posero sotto assedio e uccisero centinaia di suoi cittadini. I combattenti della Legione Araba conquistarono i centri ebraici di Gush Etzion, in Giudea, trucidarono molti israeliani e assassinarono a sangue freddo numerosi prigionieri. Ma durante tutti quei mesi di guerra dura e brutale nessuno definì i giordani «terroristi». Erano «nemici». E malgrado lo spargimento di sangue ci furono contatti tra ufficiali israeliani e giordani per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e la firma di una tregua precaria, ottenuta nel 1949 grazie alla mediazione delle Nazioni Unite. Prima della guerra dei sei giorni, nel 1967, i siriani bombardarono i centri abitati israeliani dell’alta Galilea, uccisero e ferirono non poche persone, eppure nessuno definì la Siria «Stato terrorista» bensì «Stato nemico». E Israele, ovviamente, non solo non lo riforniva di carburante ed energia elettrica ma, di quando in quando, inviava suoi emissari a incontrare i loro omologhi siriani per chiarimenti e colloqui circa un’eventuale tregua. Fino alla guerra dei sei giorni gruppi di …

Quota 96, On. Ghizzoni “La prossima settimana è quella decisiva”

La parlamentare modenese Pd è la relatrice in Commissione Istruzione del dl Madia. La parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni è la prima firmataria di un emendamento al dl Madia che punta a risolvere, in tempi celeri, la vicenda degli insegnanti di “quota 96”, rimasti impigliati nella rete della riforma pensionistica Fornero. “Tutte le forze politiche presenti in Aula al momento della discussione sui provvedimenti in favore degli esodati hanno convenuto sulla necessità di risolvere anche questa vicenda – conferma l’on. Ghizzoni – E’ stata così suggellata un’intenzione che non può essere tradita”. Manuela Ghizzoni sarà anche relatrice in Commissione Cultura e Istruzione del dl Madia stesso. “La soluzione per i docenti di “Quota 96”, dopo tante polemiche e rinvii, potrebbe essere finalmente vicina”: a dare l’annuncio, anche se usa ancora il condizionale, è la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni che già anche nella passata legislatura si era lungamente spesa affinché, nella riforma pensionistica Fornero, come sempre avvenuto nei precedenti provvedimenti, si tenesse conto della specificità del personale della scuola che, per ragioni di …

"L’ultima sconfitta dell’industria", di Rinaldo Gianola

Il ritratto di Aristide Merloni domina ancora il Palazzo del Comune di Fabriano, che s’affaccia sulla bella fontana Sturinalto. Il fondatore di una delle più grandi e fortunate dinastie imprenditoriali italiane probabilmente non avrebbe mai immaginato di veder la sua creatura industriale nelle mani degli americani. Non perché nella lunga stagione del boom e dell’industrializzazione, dei consumi di massa e delle auto e delle lavatrici per tutti, non fosse possibile pensare di espandersi, di andare all’estero, di cambiare. Anzi. Ma perché c’era in quei capitani d’impresa, che avevano vissuto le distruzioni della guerra e poi la faticosa ricostruzione del Paese, il senso profondo dell’impegno, del dovere, del rispetto della comunità in cui si opera, della necessità di agire nell’azienda e nella politica, anzi di poter usare l’una e l’altra, e nessuno denunciava il conflitto d’interessi, al servizio della collettività. Aristide Merloni, con la sua famiglia e poi i suoi tre figli tutti imprenditori con alterne fortune, fu sindaco, parlamenta- re per la Democrazia Cristiana e industriale, fu soprattutto un protagonista di quella linea della responsabilità …

"Investimenti pubblici Ue e riforme made in Italy", di Fabrizio Forquet

Il rallentamento della produzione che colpisce tutti i maggiori Paesi europei non è per l’Italia un mal comune mezzo gaudio. Ma una mezza opportunità forse sì. Purché si sappia cogliere quel segnale e farne il giusto uso nell’ambito della strategia del semestre europeo a guida italiana. È fin troppo evidente che una nuova gelata che coinvolga i nostri principali partner Ue, a cominciare dalla Germania, indebolirebbe ulteriormente il già asfittico Pil italiano. E tuttavia la condivisione, nell’ambito dell’eurozona, dei rischi di una mancata ripresa può aiutare a sensibilizzare anche i più diffidenti sulla necessità di una politica comune per la crescita. Ed è questo che oggi serve all’Italia. Una politica comune per il rilancio economico dell’area euro che sia davvero tale. Non, quindi, una malposta questione di flessibilità per l’Italia in riferimento all’odioso parametro del 3 per cento. Piuttosto uno sforzo unitario, fatto di risorse e regole comuni, tale da costituire una massa d’urto sufficiente a far ripartire l’Italia insieme all’Europa. Intestardirsi in un corpo a corpo per ottenere il superamento della soglia del 3% …