Milioni di visitatori, soprattutto d’estate, affollano il Louvre e il Prado, il British Museum e gli Uffizi. La ressa davanti a quadri e dipinti dura il tempo di un selfie, ma alle volte danneggia i capolavori. E ora si cercano soluzioni per conciliare accessibilità e tutela delle opere
IL tempo è uggioso e la coda per entrare al Louvre in questi giorni gira attorno alla piramide di vetro e acciaio e prosegue per tutti e due i cortili. All’interno del museo una piccola folla è assiepata davanti alla Gioconda a scattare foto e selfie con i cellulari. Nella ressa accanto alla Nike di Samotracia Jean-Michel Borda, che arriva da Madrid, esclama: «Sembra di stare sul Métro la mattina presto».
In estate sono milioni i visitatori che affollano il Louvre (al primo posto nel mondo con 9,3 milioni di presenze nel 2013) e gli altri grandi musei europei. Ogni anno aumentano, con l’emergere delle nuove classi medie soprattutto in Asia e in Europa dell’Est. L’estate scorsa il British Museum ha registrato un record di presenze e nel 2013 ha totalizzato 6,7 milioni di visitatori, guadagnandosi il secondo posto nella lista dei musei più visitati stilata da The Art Newspaper . Nella prima metà del 2014 gli Uffizi a Firenze hanno registrato un’affluenza del 5 per cento superiore rispetto all’anno precedente.
Vedere i capolavori dell’arte può essere considerato un rito culturale di passaggio, un arricchimento spirituale, ma l’affollamento ha ormai trasformato molti musei in una sorta di sauna, costringendo le istituzioni a confrontarsi con il problema di conciliare l’accessibilità con la tutela delle opere.
Per gestire il flusso dei visitatori i musei prevedono in genere biglietti a orario, oppure prolungano l’apertura. Per proteggere le opere esposte si installano nuovi impianti di condizionamento d’aria, ma secondo alcuni non è sufficiente.
L’anno scorso i Musei Vaticani hanno toccato il record di 5,5 milioni di visitatori. Quest’anno, grazie alla popolarità di Papa Francesco, sono previste 6 milioni di presenze. Si sta provvedendo all’installazione di un nuovo impianto di climatizzazione nella Cappella Sistina per proteggere gli affreschi di Michelangelo dall’umidità prodotta dalle 2.000 persone che, a intervalli, affollano l’ambiente, 22.000 al giorno secondo gli ultimi dati. I lavori dovrebbero essere terminati in ottobre. Il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, spiega che bisognerebbe porre una soglia agli ingressi ma «il valore simbolico e religioso che la Cappella Sistina ha per i cattolici ci impedisce di farlo».
La politica della soglia agli ingressi in genere non è gradita ai musei. All’Hermitage, 3,1 milioni di visitatori nel 2013, l’unica limitazione posta agli accessi viene «dalle dimensioni dello spazio stesso o dal numero di appendiabiti nel guardaroba in inverno», dice Nina V. Silanteva, responsabile per i servizi ai visitatori. La Silanteva spiega che l’obiettivo del museo è garantire l’accesso al maggior numero possibile di persone, ma ammette che il sovraffollamento crea problemi. «Un numero così enorme di spettatori contemporaneamente non giova alle opere d’arte e crea problemi anche ai visitatori stessi. Grazie a Dio non abbiamo mai avuto guai». A volte però i guai succedono. Per colpa del sovraffollamento la Venere di Townley, statua romana risalente al I-II secolo, ospitata al British Museum, negli ultimi anni ha subito varie volte danni alle dita della mano.
Anche in condizioni di sicurezza l’affollamento può disturbare. Patricia Rucidlo, guida della Context Travel a Firenze, definisce «un incubo » le visite alla Galleria dell’Accademia dove è esposto il David di Michelangelo, perché da quest’anno si è consentito di scattare fotografie: «La gente si accalca davanti ai dipinti, spintona, sgomita, scatta una foto e prosegue senza neppure guardare il quadro».
Le code per entrare agli Uffizi sono tristemente famose. Il museo ha registrato lo scorso anno 1,9 milioni di presenze. La vendita dei biglietti è gestita da una società privata che incassa il 14 per cento del prezzo ma i biglietti a orario li offrono anche i bagarini. L’amministrazione del museo afferma che l’accesso è consentito a 980 persone alla volta, come previsto dalla normativa di sicurezza, ma alcuni dipendenti sostengono che gli accessi sono stati superiori con il rischio che questo comporta per le opere d’arte.
Tomaso Montanari, storico dell’arte fiorentino e docente all’Università Federico II di Napoli, intervistato telefonicamente, critica aspramente l’affollamento degli Uffizi, considerandone anche le dimensioni ridotte rispetto agli altri grandi musei. «Sembra una serra tropicale, non si respira. Se un cinema ha 100 posti non si possono far entrare 300 persone. Se scoppia un incendio è una tragedia». Marco Ferri, portavoce degli Uffizi, spiega che il museo è in restauro dal 2006 ma alcune stanze non sono state ancora climatizzate: «Entro i prossimi due anni tutto verrà modernizzato».
Il Louvre, gli Uffizi, il Vaticano, il Rijksmuseum di Amsterdam e il Prado a Madrid propongono tutti biglietti a orario per evitare le code. Anche i musei che consentono l’accesso gratuito alle collezioni permanenti, come il British Museum e la National Gallery di Londra, ospitano mostre temporanee con ingresso a pagamento. Nel 2011 i biglietti per la mostra delle opere di Leonardo da Vinci alla National Gallery, del costo di 25 sterline, venivano rivenduti sul web a 400.
La maggior parte dei musei prevede un giorno di chiusura, ma dal 2012 il Prado è aperto sette giorni su sette fino alle 8 di sera nei giorni feriali. La decisione è stata presa dopo la ristrutturazione del 2007 ad opera dell’architetto Rafael Moneo, che ha migliorato la circolazione dei visitatori rendendo più fruibili i capolavori di Velázquez e Goya.
Per ogni museo c’è il modo di evitare la ressa. Al Louvre, ad esempio, conviene andare la sera del mercoledì e del venerdì, perché l’orario è esteso fino alle 21.45. È inoltre previsto un abbonamento annuale che dà diritto all’accesso prioritario.
L’autunno scorso il Louvre è rimasto chiuso una giornata per lo sciopero dei custodi contro i borseggiatori, fattisi sempre più aggressivi. Da allora sono state rafforzate le misure di sicurezza e il numero dei borseggi è calato del 75 per cento secondo quanto riferisce un portavoce del museo.
Accanto alla piramide all’ingresso del museo Manu Srivastan, 46 anni, di Jabalpur, in India, racconta che è qui con la moglie, le figlie e il padre. Sono in coda da 45 minuti e ne avranno per almeno un altro quarto d’ora, ma questo non li disturba. Del Louvre dice: «È un’esperienza fantastica. Ogni volta ti lascia col desiderio di tornarci».
( © 2-014 The New York Times. Traduzione di Emilia Benghi)
da la Repubblica