"Perché Fi non può più permettersi liste bloccate", di Roberto D'Alimonte
Sulle preferenze Berlusconi e Verdini sbagliano. A loro non piacciono. Neanche a me piacciono. Non piacciono né a loro né a me perché con il voto di preferenza i partiti rischiano di spaccarsi e di diventare una rete di comitati elettorali dei vari candidati. Le preferenze favoriscono la corruzione, l’influenza delle lobbies, il potere delle organizzazioni criminali in certe aree del paese. Quando i partiti erano forti facevano meno danni. Ai tempi della Prima Repubblica il Pci ha convissuto tranquillamente con il voto di preferenza. I suoi candidati in lista non si azzardavano a fare campagna elettorale per conto proprio. La mattina delle elezioni i militanti passavano in sezione a ricevere istruzioni su chi votare. E tutto filava liscio. Gli eletti erano esattamente quelli che aveva deciso il partito, nell’ordine deciso dal partito. Era come se il voto di preferenza non ci fosse. Partito e ideologia erano gli strumenti di raccolta del consenso. Per la Dc era diverso. Il voto di preferenza era il meccanismo su cui si reggeva l’organizzazione delle correnti su cui era …