Coinvolto nell’operazione anche il corpo forestale dello Stato.
Lo Stato-contadino venderà o affitterà i suoi campi ai giovani. Si tratta di terreni pubblici adatti alla coltivazione, spesso frazionati in piccole parti, ancor più spesso incolti. L’idea di riportarli a nuova vita trasformandoli in una occasione di lavoro per le nuove generazioni era venuta al governo Letta un paio di anni fa, ma per concretizzare quella legge del 2012 ci è voluto un decreto applicativo firmato qualche giorno fa da Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole. Sul piatto ci sono 5.550 ettari di terreni agricoli pubblici — il corrispondente più o meno di 7 mila campi da calcio — che da settembre saranno concessi in affitto o ancor meglio ceduti: possibilmente a giovani che già hanno un’impresa agricola (secondo le stime della Coldiretti poco più di 50 mila) o che intendono metterla in piedi e che s’impegnano — per i prossimi 20 anni — a destinare quelle terre alla coltivazione. In entrambe i casi infatti (vendita o affitto) gli under 40 potranno godere di un diritto di prelazione, una corsia preferenziale resa ancora più solida dalle agevolazioni loro concesse nel decreto competitività in discussione alla Camera (in particolare mutui a tasso zero per la costituzione di nuove aziende agricole e detrazioni sugli affitti dei terreni al 19 per cento).
I terreni coinvolti nel progetto appartengono nello specifico al Demanio (per 2480 ettari), al Corpo forestale dello Stato (2148), al Centro ricerche agricoltura del Ministero (882) e dell’Ente Risi, un ente pubblico ereditato dal periodo fascista (è nato nel 1931) che metterà a disposizione 42 ettari di terreno. Ma il decreto «Terrevive » è solo la prima fase di un progetto più ampio. «Da qui ai prossimi mesi — anticipa il ministro Martina — intendiamo estendere la vendita e l’affitto ai terreni di proprietà di Regioni e Comuni. L’obiettivo principale è quello di favorire l’imprenditoria giovanile, ma nello stesso tempo di restituire alla produzione molti terreni incolti, di renderli più controllati e sicuri, di favorire la ricomposizione fondiaria di proprietà spesso troppo frammentate».
Vendita e affitto saranno impostate ad una logica di ferrea trasparenza, assicura il ministro: per quanto riguarda il primo caso per i terreni che hanno un valore superiore ai 100 mila euro (il calcolo si basa sulla rendita fondiaria) si procederà tramite asta pubblica. Nel caso in cui i campi messi in vendita abbiano invece valore inferiore a tale cifra si farà ricorso a procedura negoziata (pubblicazione dell’elenco dei terreni sulla stampa e sul sito dell’Agenzia del Demanio, vendita alla migliore offerta rispetto alla base di partenza). Se i lotti messi in vendita risultano già occupati, pur salvaguardando gli under 40, sarà riconosciuto il diritto di prelazione in favore di chi già li lavora. Per quanto riguarda invece la destinazione d’affitto è prevista una quota minima del 20 per cento sul totale dei terreni, concedendo la preferenza ai giovani imprenditori. La complessa macchina è gestita dall’Agenzia del Demanio che ha mappato e fotografato dal satellite tutti gli appezzamenti. «Nella maggioranza dei casi si tratta di terreni di dimensioni ridotte — spiega Stefano Scalera, direttore generale dell’Agenzia — spesso fondi interclusi ai quali si può accedere solo attraverso altre proprietà. Appezzamenti che hanno bisogno di essere valorizzatati, magari ricongiungendoli ad altri in modo da raggiungere dimensioni tali da aver accesso ai finanziamenti europei ». Dall’operazione lo Stato considera d’incassare 15 — 20 milioni di euro da destinare all’abbattimento del debito pubblico, ma la priorità — assicurano al Ministero — questa volta è un’altra: creare occupazione dando la terra ai giovani.
da La Repubblica