"Non vendiamoci anche il futuro", di Carlo Ossola
Cominciamo a tener viva quella cultura critica della fine che in fondo ha salvato la nostra civiltà Da Ausonio a Gregorio Magno, a Tacito, fino a Tolstoj Questo «Domenicale» ha ospitato più volte, e anche di recente, articoli sulla crisi della scuola italiana, sulle ragioni del merito, sul come premiare gli insegnanti meritevoli, sul come frenare l’emorragia dei “cervelli”, sul come valutare i test che valutano (prove Invalsi, eccetera). Mi limiterò, inquesto mio intervento, a qualche ragione sul come «ben meditare della fine». Vorrei dunque subito sgombrare il campo da ogni ragione economica e sociologica e venire a quelle nervature che tali rimangono, tanto che lo stipendio degli insegnanti sia fissato a 1.500 euro al mese (quando va bene), o a 4.000 (come accade in molti paesi europei, ma non in Italia). Vorrei anche chiarire che, almeno per una ragione, il Governo dovrebbe salvaguardare la scuola: e cioè che essa, preparando il futuro della società italiana, è l’unico asset, (risorsa, nel mio italiano) che non abbiamo ancora venduto (ma anche questo accadrà, quando dall’estero si …