economia, lavoro, politica italiana

"Investimenti per 1,4 mld e 25mila posti di lavoro", di Luigina Venturelli

La politica industriale, o meglio, l’assenza di una politica industriale degna di questo nome, è stata in questi anni una costante fonte di conflitto tra i sindacati e Palazzo Chigi, chiunque ne fosse l’inquilino. E certo non ha fatto eccezione l’esecutivo guidato da Matteo Renzi, a cui le organizzazioni confederali non hanno risparmiato critiche per la scarsa incisività degli interventi finora adottati in tema di lavoro. Ma i ventiquattro contratti di sviluppo firmati ieri dal presidente del Consiglio – per un valore complessivo di 1,4 miliardi di investimenti, di cui 700 milioni provenienti dalle casse pubbliche attraverso fondi Ue, in grado di salvaguardare o creare 25mila posti di lavoro, l’80% dei quali al Sud – hanno modalità e finalità concrete e ben definite, che raramente si riscontrano in provvedi- menti politici.

I PROGETTI CO-FINANZIATI
Nei contratti di sviluppo finora siglati, 12 già stipulati nei mesi scorsi e 24 autorizzati ieri, ci sono infatti interventi di sostegno a progetti strategici nei settori industriale, agro-alimentare, turistico e della tutela ambientale. Con nome e cognome. Ci sono 71 milioni di euro di investimenti più 22 milioni di agevolazioni per Telecom Italia, al fine di realizzare un’infrastruttura in fibra ottica in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Sempre nel settore delle telecomunicazioni, ci sono i 65 milioni del contratto Vodafone per il potenziamento della rete mobile e fissa al Sud. Euralenergy, l’ex Eurallumina, impegnata nella produzione energetica, ha messo sul piatto 100 milioni, a cui se ne aggiungeranno 74 di provenienza pubblica in agevolazioni, per la costruzione di un impianto di cogenerazione di elettricità a vapore nell’area del Sulcis in Sardegna, sufficiente a garantire un posto di lavoro a 357 addetti, tra dipendenti tutelati e nuova occupazione. A quasi 4mila addetti, invece, si rivolge il programma di investimenti per 75 milioni in St Microelectronics, finalizzati al potenziamento dell’impianto di Catania che produce semiconduttori.

Nell’elenco figurano poi il gruppo di elettrodomestici Whirlpool, che ha appena acquisito Indesit ed è coinvolto per l’incremento della capacità produttiva dello stabilimento di lavatrici di Napoli, ma anche Mbda Italia, Prysmian, Seda Italy, Denso Manifacturing, e due aziende del farmaceutico come Sanofi Aventis e Dompè, per l’introduzione di nuovi prodotti e la creazione di un centro di sviluppo a L’Aquila. Ben nutrito è poi il gruppo dei progetti nel comparto agro-alimentare, che comprende strutture di stoccaggio per l’aceto della Ponti, l’ampliamento degli stabilimenti di conserve Regina San Marzano, quelli del caffè campano Kimbo ed ancora l’acqua Ferrarelle, la pasta Molino e De Cecco, i vini spumanti Giovanni Bosca Tosti, i salumi Siciliani, il gruppo Oleario Portaro e la passata di po- modoro Benincasa. Sono invece le strutture alberghiere a dominare nel comparto del turismo, soprattutto nei comuni vesuviani e sulla costa ionica.

Progetti con cui «il governo prova a dare un messaggio concreto di investimento sul paese a partire dalla politica industriale» ha spiegato il premier Renzi, sottolineando anche «l’elemento molto significativo di apertura» verso i mercati internazionali e le risorse che possono immettere nel nostro tessuto produttivo, visto che il 44% dei contratti di sviluppo del provvedimento appena varato – le cui procedure saranno interamente gestite da Invitalia – si riferisce ad aziende controllate da gruppi esteri. Sul lavoro e sul rilancio dell’occupazione, del resto, «la politica si gioca la sua credibilità». E se l’obiettivo ultimo individuato dal presidente del Consiglio è di lungo periodo – «alla fine dei mille giorni l’Italia sarà nelle condizioni di guidare la ripresa economica e non di essere il fanalino di coda» in Europa – la salvaguardia della produzione e dell’occupazione dei singoli progetti industriali sarà presto verificabile.

Si capisce, dunque, la soddisfazione delle organizzazioni sindacali. In particolare della Cgil, che «ritiene positiva questa boccata di ossigeno per gli investimenti, vista la perdurante crisi e il costante calo dell’occupazione». Pur ricordando i lunghi «anni di attesa» necessari per vedere firmati i primi contratti di sviluppo della programmazione 2007-2013, le cui risorse Ue a fine mese avrebbero visto una decurtazione in ragione dei ritardi di spesa.

da L’Unità