La crisi non è finita. A confermare quello che la maggior parte degli italiani sente sulla propria pelle, dai salari al ribasso al lavoro che non c’è, arrivano una serie di dati che fotografano le difficoltà dell’Italia.
UN’ECONOMIA FERMA
Bankitalia ieri ha reso noto che il 2014 dovrebbe far segnare una crescita limitata del prodotto interno lordo allo 0,2%, in netto calo rispetto alle stime dell’Istat (+0,6%), che già peraltro abbassavano i dati previsti dal governo (0,8%).Acreare questa situazione concorrono diversi fattori, quali la produzione industriale che ristagna ed i miglioramenti ancora troppo timidi che arrivano dai consumi delle famiglie, dagli investimenti e dalle condizioni del credito. Un risultato deludente, se si pensa che la stessa Bankitalia, nel Bollettino di gennaio, aveva pronosticato una crescita dello 0,7%. I numeri diffusi ieri erano stati in qualche modo anticipati il giorno prima dalle parole dell’Economia, Pier Carlo Padoan: «Per la crescita purtroppo non esistono scorciatoie e la situazione resta molto critica. Prevediamo una crescita debole ed una disoccupazione ancora elevata per tutto il 2014». Secondo Bankitalia tuttavia le cose dovrebbero andare meglio nel 2015, con un Pil in aumento dell’1,3% e l’inflazione (pari allo 0,4% nel 2014) in risalita allo 0,8%. Ma, come si è visto, si tratta solo di previsioni.
LAVORO A RISCHIO PER 140MILA
E non sono di certo positive quelle che arrivano dalla Cisl sul mondo del lavoro.
Secondo il sindacato guidato da Raffaele Bonanni, come racconta il «XI Rapporto Industria, mercato del lavoro e contrattazione», nel corso del 2014 i lavoratori a rischio di perdita di lavoro saranno 136.616 unità, in aumento di 13.486 unità rispetto alle previsioni del 2013. Questa situazione crea unacostante crescita del numero di interventi per le persone disoccupate: fra il 2010 e il 2013, sono il 66,5% in più, con il tetto massimo di 2.186.358 di interventi di sostegno nel 2013. L’incremento maggiore riguarda i lavoratori in mobilità (+81,8%), che sono stati 217.597 nel 2013.
Nei primi mesi di quest’anno i dati sulla produzione industriale hanno deluso le aspettative, seppur modeste, di crescita. E questo dopo sei anni di crisi che hanno provocato una caduta drammatica dell’attività produttiva: rispetto alla fase più alta del ciclo precedente (2007-2008), la produzione industriale si è contratta di un quarto, la capacità produttiva intorno al 15%, i consumi delle famiglie di circa l’8%, gli investimenti del 26%.
La crisi ha colpito soprattutto l’industria manifatturiera e le costruzioni, che hanno subito complessivamente circa l’89% della diminuzione totale degli occupati, rispettivamente con 482mila e 396mila occupati in meno. Il rapporto indica poi come negli anni della crisi, il Pil sia sceso soprattutto nel Mezzogiorno, dove si è ridotto del 4% e le Unità di Lavoro del 4,5%, mentre al polo opposto, nel Nord-ovest, il Pil è sceso “solo” dello 0,6% e le Unità di Lavoro dello 0,3%. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl si è detto convinto che «non è più tempo di chiacchiere e ricette fumose, che non portano mai a niente».
Insomma, continua il sindacalista, «purtroppo siamo ancora ben lontani dall’uscita della crisi economica e sociale. Non possiamo continuare a perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro senza che ci sia un impegno straordinario di tutti».
CALA LA CASSA INTEGRAZIONE
In questo quadro per niente rassicurante, si inserisce il rapporto mensile della Uil sulla cassa integrazione. A giugno sono state autorizzate 74,5 milioni di ore di cassa integrazione, facendo registrare una flessione sia rispetto al mese precedente (-22,7%), sia rispetto allo stesso mese del 2013 (-24,3%). Nei primi 6 mesi del 2014 sono state complessivamente richieste dalle aziende oltre 560 milioni di ore di cig complessive, in riduzione del 4,7% sullo stesso periodo del 2013. In valori assoluti la Lombardia è la regione con il maggior numero di ore autorizzate (20,8 milioni). Confrontando il primo semestre con l’analogo periodo del 2013, si nota come sono aumentate le richieste di cassa integrazione straordinaria (+20,1%), a fronte di una contrazione dell’ordinaria (-28,5%) e della deroga (-16,7%). Il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, spiega che «le ore complessivamente autorizzate nel primo semestre di quest’anno mostrano la continua sofferenza della grande industria. Su un totale di 560 milioni di ore di cassa integrazione, la straordinaria ne colleziona ben 308 milioni». Da non sottovalutare, poi, «i dati riferiti alla cassa integrazione in deroga in cui le ore richieste nel I semestre di quest’anno ammontano a circa 113 milioni. Si tratta, in questo caso, di richieste dovute a crisi aziendali già esplose alla fine del 2013,mache il “fermo” delle autorizzazioni ha portato allo sblocco, parziale, solo in queste settimane».
da l’Unità