Vertice dei leader del Pse. Renzi: “È andata molto bene” Consiglio europeo, braccio di ferro tra liberali e popolari
«È andata molto bene». A fine giornata Matteo Renzi è soddisfatto. Dopo la teleconferenza con i leader del Pse – seguita al giro di telefonate di venerdì – a Palazzo Chigi c’è una ragionevole certezza che Federica Mogherini diventerà Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. Già, perché la strategia messa a punto ieri da Renzi, Hollande e dagli altri leader socialisti è quella di prendere proprio il ministro degli Esteri, e su quella poltrona tutti concordano che l’Italia ha la prima scelta, e il commissario europeo agli Affari economici, posto chiave per ammorbidire le politiche di austerity per il quale è in pole il francese Moscovici con il pieno sostegno di Roma.
Dunque la Mogherini, con il sostegno del Pse e con le garanzie informali da parte dei popolari di Angela Merkel e Mariano Rajoy di non mettersi di traverso. E a far aumentare l’ottimismo italiano c’è una frase del prossimo presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, riferita a Renzi dagli eurodeputati dem: «A me Federica come Alto rappresentante va bene», avrebbe detto il lussemburghese. Ma meglio restare cauti, visto che quando mercoledì sera a Bruxelles i leader dei 28 prenderanno posto a tavola daranno vita a una cena molto lunga, costellata di capannelli, scambi di posti per improvvisati conciliaboli e bilaterali improvvisate dentro il salone o nei corridoi. Come conferma uno sherpa, per il quale non è il caso di cantar vittoria «visto che poi quando inizia il grande bazar dei leader tutto può succedere».
Intanto la casella fondamentale che resta vuota in vista del vertice di Bruxelles resta quella del presidente del Consiglio europeo: chi succederà a Herman Van Rompuy nel ruolo di preparatore e chairman dei summit Ue? La sensazione è che possa farcela un candidato dell’Europa orientale, se è vero che le Cancellerie dell’Est premono per un top job, magari dei liberali, partito entrato nella grande coalizione con Ppe e Pse che governa l’Europarlamento. E in questo caso il nome vincente sarebbe quello dell’ex premier estone Andrus Ansip, appunto un liberale. Se invece i popolari si impuntassero per avere anche il Consiglio dopo avere piazzato Juncker in Commissione, vista la carenza di donne ai vertici delle istituzioni il candidato naturale potrebbe essere Dalia Grybauskaite, presidente lituano che affettuosamente Renzi in privato chiama “la Darietta”. E la penuria di presenze femminili mette in fibrillazione Juncker, che nelle chiamate informali ai leader chiede disperatamente di designare commissari del gentil sesso, spaventato dall’ipotesi di non raggiungere nemmeno il minimo di 9 donne, attuale rappresentanza femminile nella squadra dell’uscente Barroso. e avere problemi con il Parlamento di Strasburgo.
Se alla guida dell’Eurogruppo in pole c’è il popolare spagnolo De Guindos, per i socialisti la priorità, così racconta un ministro straniero, «è spezzare la successione tutta finlandese tra Rehn e Katainen», alfieri del rigore, nel ruolo di commissario agli Affari economici. Tra i socialisti in pole c’è l’attivissimo, e molto apprezzato a Roma, Pierre Moscovici, anche se non si esclude che l’attuale presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem, possa tornare in corsa. Roma non si opporrebbe, visto che ultimamente, è l’analisi dei nostri sherpa, l’orange ha attenuato il suo approccio rigorista. Poi ci saranno da spartire gli altri portafogli di peso in Commissione. La Merkel conferma Ottinger all’Energia, mentre Cameron dopo aver perso su Juncker chiede il segretario generale della Commissione (posto di enorme potere) e il commissario al Mercato interno, portafoglio per il quale Londra a protezione della City vuole mantenere la competenza sui mercati finanziari.
da La Repubblica