La fantasia dei giudici, almeno di quelli che si occupano del caso Stamina, non ha limite. Ieri il Tribunale dell’Aquila ha designato, con nome e cognome, il capo dell’équipe che dovrà somministrare a Noemi, una bimba di due anni con una grave malattia neurologica, un trattamento con cellule staminali per il 25 luglio prossimo: il «capo» è Erica Molino, la biologa della Stamina Foundation di Davide Vannoni. Una biologa, non un medico.
Il Tribunale l’ha autorizzata a nominare i membri dell’équipe, a dettare le tempistiche e le modalità di esecuzione del trattamento agli Spedali Civili di Brescia. Nonostante tutto quello che si è detto e scritto sulla vicenda Stamina, dobbiamo prendere atto di alcune cose. I giudici (non tutti per la verità: a Torino Vannoni è stato rinviato a giudizio per tentata truffa) vanno avanti imperterriti sulla loro strada, «sposando» il metodo vannoniano e ignorando le indicazioni della comunità scientifica, contraria a questa terapia.
I politici, più volte chiamati in causa, se ne stanno più o meno lavando le mani. Gli Ordini dei medici si sono dimenticati che hanno il potere di radiare i professionisti che non rispondono alle regole deontologiche. Perché di questi tempi si stanno perdendo, in mille discussioni, sulla neonata revisione del Giuramento di Ippocrate. Ippocrate appunto, il medico greco che ci ha tramandato i principi che ancora oggi regolano la professione medica. Uno dei più importanti è: primum non nocere , non fare male al paziente. Oggi non si sa se la terapia con le staminali possa fare bene, ma nemmeno si sa se possa fare male (forse sì).
E ogni medico (dice Ippocrate) deve agire in scienza e coscienza. La scienza, in questa questione, è stata messa da parte, e allora si può fare appello solo alla coscienza. Se si può ricorrere all’obiezione di coscienza nel caso dell’aborto o della prescrizione di anticoncezionali, perché i medici non si dichiarano obiettori quando sono chiamati a eseguire passivamente ordini imposti dai magistrati e a sottostare ai diktat di psicologi (lo è Davide Vannoni, l’ideatore del metodo Stamina) e di biologi (la neonominata Erica Molino)? Una questione di coscienza. Ma anche di orgoglio professionale.
da Il Corriere della Sera