Benvenuti nel Parlamento della nuova Europa. Dove, nella commissione Libertà civili, siederà per i prossimi 5 anni il camerata Udo, uomo di rari dubbi: Adolf Hitler fu per lui «un grande uomo di Stato», Rudolf Hess merita il premio Nobel postumo, e l’Olocausto avrà ucciso «al massimo 340 mila ebrei». In 22 mila manifesti elettorali, Udo è comparso in giubbotto nero, sulla sua moto, con la scritta a caratteri cubitali «Dare GAS», che molti dalla memoria lunga non hanno gradito.
Udo Voigt, 62 anni, da Viersen in Germania, iscritto dai 16 anni all’Npd o Partito nazionaldemocratico che raccoglie i neonazisti tedeschi, e presidente dello stesso dal 1996 al 2011, entra all’Europarlamento avendo conquistato l’1% dei voti nel suo Paese. Con il motto «faremo saltare l’Ue dal di dentro». E con una certezza: tutti devono «inchinarsi davanti ai valorosi soldati della Werhmacht, e delle SS».
Nella commissione Libertà civili, starà con altri 59 fortunati. Voigt è un «non-iscritto», uno di quelli rimasti fuori dagli 8 gruppi politici appena costituiti: Marine Le Pen non l’ha voluto neppure incontrare. E Martin Schulz, presidente tedesco dell’Europarlamento, non usa giri di parole: «Non c’è posto in questa assemblea per i razzisti e gli antisemiti». Un posto invece c’è, e anche comodo: una commissione delicata, che offrirà a Voigt un palco da cui planare sui teleschermi d’Europa. Non gli manca la facilità di parola. Quando gli è stata chiesta ragione di suoi lugubri manifesti elettorali ha risposto soave: «Che c’è di strano? Sono un appassionato motociclista. E intendo entrare in Parlamento a tutto gas». Dal nuovo scranno potrà anche ribadire i principi già declamati negli anni: «soldi per la “nonnina” tedesca, non per i Rom», o «vogliamo un’Europa delle patrie, non sotto la bacchetta dei dittatori di Bruxelles». Ora, però, a Bruxelles e accanto a quei «dittatori» con la bacchetta, siederà anche lui. Non risulta, per ora, che intenda devolvere alle «nonnine» tedesche lo stipendio da eurodeputato — notoriamente non un obolo da mendico — o il gettone riservato ai membri delle commissioni.
da Il Corriere della Sera