Giorno: 12 Luglio 2014

Quota 96, On. Ghizzoni “La prossima settimana è quella decisiva”

La parlamentare modenese Pd è la relatrice in Commissione Istruzione del dl Madia. La parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni è la prima firmataria di un emendamento al dl Madia che punta a risolvere, in tempi celeri, la vicenda degli insegnanti di “quota 96”, rimasti impigliati nella rete della riforma pensionistica Fornero. “Tutte le forze politiche presenti in Aula al momento della discussione sui provvedimenti in favore degli esodati hanno convenuto sulla necessità di risolvere anche questa vicenda – conferma l’on. Ghizzoni – E’ stata così suggellata un’intenzione che non può essere tradita”. Manuela Ghizzoni sarà anche relatrice in Commissione Cultura e Istruzione del dl Madia stesso. “La soluzione per i docenti di “Quota 96”, dopo tante polemiche e rinvii, potrebbe essere finalmente vicina”: a dare l’annuncio, anche se usa ancora il condizionale, è la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni che già anche nella passata legislatura si era lungamente spesa affinché, nella riforma pensionistica Fornero, come sempre avvenuto nei precedenti provvedimenti, si tenesse conto della specificità del personale della scuola che, per ragioni di …

"L’ultima sconfitta dell’industria", di Rinaldo Gianola

Il ritratto di Aristide Merloni domina ancora il Palazzo del Comune di Fabriano, che s’affaccia sulla bella fontana Sturinalto. Il fondatore di una delle più grandi e fortunate dinastie imprenditoriali italiane probabilmente non avrebbe mai immaginato di veder la sua creatura industriale nelle mani degli americani. Non perché nella lunga stagione del boom e dell’industrializzazione, dei consumi di massa e delle auto e delle lavatrici per tutti, non fosse possibile pensare di espandersi, di andare all’estero, di cambiare. Anzi. Ma perché c’era in quei capitani d’impresa, che avevano vissuto le distruzioni della guerra e poi la faticosa ricostruzione del Paese, il senso profondo dell’impegno, del dovere, del rispetto della comunità in cui si opera, della necessità di agire nell’azienda e nella politica, anzi di poter usare l’una e l’altra, e nessuno denunciava il conflitto d’interessi, al servizio della collettività. Aristide Merloni, con la sua famiglia e poi i suoi tre figli tutti imprenditori con alterne fortune, fu sindaco, parlamenta- re per la Democrazia Cristiana e industriale, fu soprattutto un protagonista di quella linea della responsabilità …

"Investimenti pubblici Ue e riforme made in Italy", di Fabrizio Forquet

Il rallentamento della produzione che colpisce tutti i maggiori Paesi europei non è per l’Italia un mal comune mezzo gaudio. Ma una mezza opportunità forse sì. Purché si sappia cogliere quel segnale e farne il giusto uso nell’ambito della strategia del semestre europeo a guida italiana. È fin troppo evidente che una nuova gelata che coinvolga i nostri principali partner Ue, a cominciare dalla Germania, indebolirebbe ulteriormente il già asfittico Pil italiano. E tuttavia la condivisione, nell’ambito dell’eurozona, dei rischi di una mancata ripresa può aiutare a sensibilizzare anche i più diffidenti sulla necessità di una politica comune per la crescita. Ed è questo che oggi serve all’Italia. Una politica comune per il rilancio economico dell’area euro che sia davvero tale. Non, quindi, una malposta questione di flessibilità per l’Italia in riferimento all’odioso parametro del 3 per cento. Piuttosto uno sforzo unitario, fatto di risorse e regole comuni, tale da costituire una massa d’urto sufficiente a far ripartire l’Italia insieme all’Europa. Intestardirsi in un corpo a corpo per ottenere il superamento della soglia del 3% …

"Lo spread tra speranza e realtà", di Federico Fubini

Chi sostiene che con la grande recessione nulla tornerà come prima, forse non si occupa di bricolage. È l’unico settore nel quale la propensione all’acquisto sia risalita ai livelli del 2009. E continuano a calare le spese al ristorante, ma i supermarket registrano consumi crescenti di prodotti di qualità adatti alle cene fatte in famiglia. Gli italiani non aspettano più la fine ufficiale della crisi, hanno deciso di fare da sé. È come se avessero preso atto dello spread che esiste fra le loro speranze, con il ritorno di un po’ di fiducia nella politica, e la dura realtà dell’economia. Questo spread è ovunque, al punto da diventare il filo sottotraccia che dà un senso all’ambivalenza di questi mesi. C’è un premier nuovo, il più giovane della storia repubblicana, il cui gradimento tocca il 72% subito dopo che gli occupati sono scesi (in aprile) di 87 mila unità. C’è la produzione industriale che in maggio strappa al ribasso dell’1,2% — terzo calo in cinque mesi, in rosso anche per il 2014 — dopo che in …