Il coinvolgimento di docenti, dirigenti, personale ATA, studenti e genitori è senza dubbio la condizione fondamentale perchè una riforma del nostro sistema scolastico possa essere realizzata. Non seguire questo metodo è stato uno dei gravi errori commessi nel passato.
Dobbiamo avere prima di tutto a cuore i bisogni formativi dei bambini e dei ragazzi e ogni nuovo assetto della funzione docente deve essere funzionale ad un nuovo modello di scuola che parta da una reale autonomia scolastica organizzativa e progettuale. In questo quadro, bisogna credere nella scuola, nelle tante intelligenze che, nel tempo e nonostante tutto, hanno alimentato una rete di grandi esperienze e di proposte formative: tutto ciò non va nuovamente umiliato, ma valorizzato.
Detto questo, pensiamo che vada rivista l’organizzazione del lavoro degli insegnanti, ma contemporaneamente ad un riconoscimento economico e di carriera, considerando che il loro lavoro va ben oltre le ore svolte in classe e nelle riunioni collegiali: ora che queste attività vengano riconosciute, partendo dal rinnovo del contratto bloccato da ben sette anni.
Non siamo pregiudizialmente contrarie a che la scuola termini a 18 anni, ma questo cambiamento non può e non deve avvenire solo in una logica di tagli e risparmi.
Giudichiamo utile ragionare su una riorganizzazione (non un taglio) della didattica e dell’obiettivo del raggiungimento delle competenze. Rendere più breve il ciclo degli studi su questa impostazione può essere preso in considerazione, ma, ripetiamo, solo se le stesse risorse vengono utilizzate entro un complessivo riordino della sua architettura.
Le scuole devono essere di certo sempre più aperte, escludendo però che la loro funzione diventi quella di una sorta di baby-sitteraggio. Come aprirle, su chi ricadono le responsabilità e cosa si fa durante l’apertura implica una progettualità che deve vedere partecipi gli enti locali e le altre agenzie educative. Non si inaugura una stagione nuova per la scuola avviando la discussione su interventi che riguardano cicli, aumento dei tempi di insegnamento, retribuzioni, senza stabilire un collegamento con un disegno organico e condiviso e che riguardi anche i nuovi investimenti che si intendono indirizzare sulla scuola.
Da persone che lavorano nella scuola e per la scuola, siamo convinte che si debbano trovare altre soluzioni rispetto all’organizzazione attuale, che deprime la professionalità dei docenti oltre che la motivazione loro e degli studenti. Di questo ci piacerebbe discutere, con pacatezza e senza pregiudizi.
* Deputate PD
da L’Unità