Rincari fino all’85%, boom per i rifiuti. Solo la telefonia ha avuto una diminuzione, -15,9%. Analisi della Cgia: contano il peso fiscale e i mancati benefici delle liberalizzazioni
Rincari record per le tariffe di acqua, rifiuti, autostrade e trasporti: questo il bilancio degli ultimi dieci anni stilato dalla Cgia di Mestre, che denuncia da un lato il mancato effetto delle liberalizzazioni e dall’altro l’aumento del peso fiscale. «Le tariffe dei principali servizi pubblici hanno subito aumenti record – scrive in una nota l’Ufficio studi della Cgia – L’acqua dell’85,2%, i rifiuti dell’81,8%, i pedaggi autostradali del 50,1% e i trasporti urbani del 49,6%». Tra le dieci voci prese in esame in questa
analisi, solo i servizi telefonici hanno subito una diminuzione: -15,9%. Sempre nel periodo considerato, l’inflazione, invece, è aumentata del 23,1%.
LIBERALIZZAZIONI, POCHI VANTAGGI
Eppure, pur gravata dai forti aumenti, la nostra tariffa per l’acqua rimane la
più bassa d’Europa, e lo stesso di può dire per i biglietti ferroviari. Preoccupa, invece, il boom registrato dall’asporto rifiuti. «Nonostante in questi ultimi sei anni di crisi sia diminuita la produzione di rifiuti e aumentata la raccolta differenziata, le famiglie e le imprese hanno subito dei rincari ingiustificati», dice sempre la Cgia. «Gli aumenti del gas hanno risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio, mentre l’energia elettrica dell’andamento delle quotazioni petrolifere e dell’aumento
degli oneri generali, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili». I trasporti urbani, invece, hanno segnato gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. «Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati, qualche volta soprattutto, dall’aggravio fiscale – scrive sempre la Cgia – Tuttavia, va sottolineato che i risultati ottenuti dai processi di liberalizzazione sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi non ha subito miglioramenti sensibili». Tra i settori presi in esame in questa elaborazione quello dei taxi è l’unico ad avere le tariffe totalmente amministrate: in altre parole, definite attraverso una delibera comunale.
Ed è il servizio, a parte quello telefonico, che ha subito l’incremento percentuale più contenuto. L’ultima parte dell’analisi prende in esame l’aumento delle tariffe nel periodo intercorso dall’anno di liberalizzazione fino al 2013. Ebbene, le assicurazioni sui mezzi di trasporto sono aumentate
del 197,1% (4 volte in più dell’inflazione), i pedaggi autostradali del 62,7%
(1,7 volte in più dell’inflazione), i trasporti ferroviari del 57,4 (1,7 volte in più dell’inflazione), il gas del 53,5 (2,3 volte in più), mentre i servizi postali hanno subito un incremento del 37,8. Solo i servizi telefonici, anche in questo caso, hanno subito una riduzione: -18,8%, contro
un aumento dell’inflazione del 38,5. Il problema, sempre secondo la Cgia, è che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori, «anche perché in molti settori si è passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi stessi della liberalizzazione».
In vista dei prossimi processi di deregolamentazione, la Cgia mette in guardia: «Non vorremmo che molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per famiglie e imprese».
Famiglie che già fanno i conti con un annoso calo del reddito, e ora alle prese con il periodo di vacanze. Da un’analisi Coldiretti/Ixè emerge che quasi quattro italiani su dieci (9,4 milioni, il 39%) hanno scelto di partire a luglio, quando si riesce a risparmiare un po’ rispetto all’altissima stagione. Solo l’8% ha scelto di anticipare a giugno. Partirà secondo
tradizione in agosto la maggioranza dei 24 milioni che si permettono una vacanza, un numero inferiore a quello che acquisterà nei saldi. Per tagliare le spese rispetto allo scorso anno è stata accorciata la durata nel 12% dei casi mentre il 10% ha scelto mete più vicine. Cambia quindi la spesa media per persona destinata alle vacanze, che scende quest’anno a 665 euro e si accorcia la durata con il 43% in vacanza per meno di una settimana, il 33 da una a due settimane.
da l’Unità