Il Guardasigilli nega “inciuci” con la destra. “La corruzione non si batte solo con le pene”
INCIUCIO con Berlusconi? Risponde il Guardasigilli Andrea Orlando: «Domanda originale… ma pensate davvero che siamo ancora lì?». E poi: «Non sarebbe meglio vedere il merito delle proposte che sono addirittura online?». Il Guardasigilli uomo della mediazione? «No, Orlando ministro del confronto». Il Pd e la giustizia? «Il partito sta con me». Politica e corruzione? «Cantone è il primo passo ». La responsabilità civile? «Non vogliamo mettere sotto schiaffo le toghe». Le intercettazioni? «Nessun limite alle indagini».
Si è preoccupato per la “sua” giustizia quando ha sentito del nuovo incontro tra Renzi e Berlusconi?
«La nostra linea è rimasta la stessa, chiara dall’inizio. Un accordo alla luce del sole sulle riforme costituzionali e una proposta a tutto il Paese sulla giustizia. I 12 punti sono l’avvio del confronto. I testi on-line sono l’elaborazione collegiale del governo. Ci confronteremo con tutti. Ma non ci sono né tavoli separati, né accordi sotto banco. Se le forze di opposizione, che in alcuni casi abbiamo già incontrato, daranno indicazioni, le accoglieremo solo se le condivideremo, altrimenti manterremo le nostre posizioni di fronte al Paese».
Ha visto le polemiche? C’è già chi parla di inciucio e di un Berlusconi che si batte per norme favorevoli.
«Dobbiamo stare ai fatti. Nei colloqui in Parlamento con Forza Italia abbiamo registrato, per ora informalmente, solo indicazioni di carattere generale, ma nessuna richiesta d’intervento specifico».
La sinistra del Pd è in allarme sull’Italicum. Questo peserà sulla giustizia?
«Sulle riforme istituzionali inviterei a tenere in considerazione un aspetto. Renzi sta giocando, per conto dell’Italia, una partita europea difficilissima, dove da un lato mette sul piatto la determinazione a fare riforme e costruire un sistema istituzionale più moderno e, dall’altro, chiede un’attenuazione del rigore. La critica ai singoli punti delle riforme è legittima, ma si deve tener conto che, se salta il percorso riformista, s’indebolisce contestualmente la posizione del nostro Paese in Europa. Quanto alla giustizia, dal Pd, non ho mai registrato ripercussioni frutto delle polemiche sulla riforma costituzionale. Anzi, mi pare che gli schieramenti non siano sovrapponibili, e penso di poter dire che la stragrande maggioranza del Pd ritiene necessaria la riforma».
Non avete presentato le norme sulla giustizia per non ostacolare il cammino della riforma costituzionale?
«Sarebbe un sospetto fondato se il Parlamento avesse avuto la possibilità di occuparsene dal giorno dopo. Ma le Camere sono gravate dai decreti al punto che si comincerà a discutere quello sulle carceri, necessario per rispondere a Strasburgo, dal 21 luglio. La riforma non si può fare per decreto e richiede tempo per la discussione. Abbiamo preferito una discovery on-line e useremo questi mesi per una consultazione che dia piena trasparenza alle riforme».
Renzi parla degli ultimi 20 di polemiche sulla giustizia come di un «derby ideologico». Condivide?
«La mia sintesi è che la giustizia sia stata usata come un campo di battaglia dalla politica. Sto ai risultati, l’efficienza è calata e tutti i problemi strutturali si sono aggravati. Paradossalmente, ad eccezione della geografia
giudiziaria, non sono stati nemmeno risolti i nodi su cui c’era un accordo. Adesso bisogna ripartire da come si restituisce efficienza e funzionalità al sistema ».
La lettura di altri è che si sia consumata una profonda aggressione da parte della destra, nella persona dell’ex Cavaliere, contro la magistratura. Si può andare oltre?
«Credo di sì. Se finiscono le aggressioni e se si scende dalle barricate, si deve riconoscere che alcune riforme sono necessarie per difendere funzione e autorevolezza della giurisdizione. Molti segnali della magistratura vanno in questa direzione. Non mi illudo che saremo d’accordo su tutto, ma spero almeno che si discuterà solo sul merito».
Lei è un uomo della mediazione, anche con l’Anm. «Doroteo», dice Renzi che critica le correnti della magistratura. Sbaglia?
«Sono un uomo del confronto, non della mediazione a prescindere. Se per anni sono state lanciate grida a distanza, adesso bisogna discutere da vicino. Quando parlo di confronto non mi limito al rapporto con l’Anm. In questi mesi ho tentato di ricucire con l’avvocatura, con i magistrati onorari, con il personale amministrativo, con la polizia penitenziaria, tutta gente che ogni giorno fa funzionare la giustizia. Non mi illudo su soluzioni condivise su tutto e da tutti. Ma ridurre la distanza è necessario e possibile. I tempi li abbiamo definiti, poi si deve decidere».
Corruzione, inchieste come Expo e Mose, arresti come Milanese. Può bastare Cantone? O la politica dovrebbe dimostrare una sua grande rivolta morale?
«La nomina di Cantone è il primo passo. Bisogna prosciugare il brodo di coltura della corruzione. Non sono sufficienti le norme penali, ma bisogna contrastare alcune prassi nella formazione del consenso, nella gestione del potere, nell’aver consentito la sclerotizzazione di pezzi della burocrazia, nel rispondere alla domanda “chi controlla i controllori”. Venezia ci dice che non c’era solo una politica corrotta, ma anche la corruzione di chi avrebbe dovuto controllare. Considero importante un disciplinare più trasparente per le magistrature speciali».
Le norme anti-corruzione, dalla prescrizione lunga al falso in bilancio, possono ancora aspettare?
«No, tant’è che faranno parte del pacchetto, e nei prossimi giorni le proposte su falso in bilancio e auto-riciclaggio saranno messe on-line. Sulla prescrizione stiamo arrivano a una sua puntuale definizione».
Intercettazioni. C’è o non c’è una stretta?
«Renzi è stato chiaro. Non si tratta in alcun modo di limitare l’uso delle intercettazioni nelle indagini, tant’è che la scelta del governo non è stata neppure quella di scrivere un testo sulla diffusione. Abbiamo lanciato un appello ai media per cercare insieme un punto di equilibrio tra diritto all’informazione e tutela della privacy».
Testi della riforma on-line, consultazione storica o presa in giro per prendere tempo?
«I 12 punti stanno prendendo corpo, stiamo pubblicando i singoli progetti. Per la prima volta un iter normativo non sarà realizzato nel chiuso delle stanze ministeriali, ma sarà l’occasione per un grande processo democratico».
Custodia cautelare, scoppiano le polemiche per il divieto di arresto per pene presunte fino a tre anni. Si rischiano stalker liberi. Come se ne esce?
«Con una riforma che valga per tutti. L’arresto preventivo non può essere un’anticipazione della pena e questo lo dice con chiarezza un testo già votato da Camera e Senato. Ma che non consentiva al giudice di verificare l’eventuale pericolosità del soggetto arrestato. Correggeremo la norma in questo senso».
La riforma del Csm influirà sul voto dei togati? Non si rischia di svuotare l’istituzione?
«Assolutamente no. Il Csm si svuoterebbe se dovessero proseguire prassi come mantenere sedi vacanti un anno per via delle trattative tra le diverse componenti. Vogliamo dare piena funzionalità al Csm, che è presupposto dell’autonomia e indipendenza della magistratura».
Responsabilità civile. Riforma anti-toghe?
«Non faremo norme per mettere sotto schiaffo nessuno, ma per garantire che se un cittadino subisce un danno, dev’essere certo che qualcuno lo risarcirà. Ricordo solo che quando sono state proposte regole che avevano il solo scopo di intimidire la magistratura, noi le abbiamo contrastate».
da La Repubblica