Mese: Giugno 2014

"Renzi entra in Europa con realismo pensando alle riforme in Italia", di Stefano Folli

Nessuna sfida a Berlino e pochi slogan. Invece un piano per le riforme come chiede l’Unione. Un presidente del Consiglio in versione realista e pragmatica ha in sostanza inaugurato il semestre di presidenza dell’Unione davanti al Parlamento. Lo ha fatto in un giorno sfortunato, poco prima dell’eliminazione della squadra italiana in Brasile, con un discorso in cui non c’era traccia della spavalderia che di solito egli riserva ai messaggi via “Twitter” o agli interventi televisivi. Renzi stavolta ha parlato da presidente dell’Unione più che da politico italiano. Per cui nessun accenno alla revisione dei Trattati, uno dei cavalli di battaglia mediatici della vigilia. E nemmeno sollecitazioni esplicite ad attenuare il patto di stabilità. Un discorso concreto e abile, sotto questo aspetto. Una parola di troppo e il premier avrebbe corso il rischio di indispettire qualcuno in Europa. Ovviamente in primo luogo Angela Merkel. Ieri mattina i giornali davano giustamente parecchio risalto alle cosiddette “aperture” della Cancelliera sulle politiche economiche. Sembrava quasi che si trattasse di una vittoria lampo del nostro Renzi, prima ancora di cominciare …

"Il tempo giusto delle riforme", di Emilio Barucci

Nel suo discorso alla Camera sul semestre europeo il Premier Renzi ha battuto su due tasti: la necessità di «fare l’Europa» uscendo dal luogo comune che la vede come un soggetto esterno che concede autorizzazioni e vidima i conti pubblici; dare maggior respiro all’azione riformatrice interna con un ampio orizzonte temporale (1000 giorni) per fare le riforme. Da più parti è stato osservato che i due temi si tengono tra di loro. È vero, vediamo perché. Partiamo dall’Europa. Il semestre italiano di presidenza europea può essere un’occasione importante ma non risolve i problemi, il premier ha tutte le intenzioni di far cambiare verso all’Europa ma ancora non è chiaro cosa si possa ottenere realisticamente anche perché l’azione dei diversi paesi appare essere poco coordinata. Renzi ha fatto asse con Hollande e con gli altri partiti del Pse per ottenere un allentamento dei vincoli sulla finanza pubblica e per mettere il lavoro e la crescita al centro dell’azione europea piuttosto che confermare l’attenzione ossessiva sulla convergenza dei conti pubblici. Affinché non si tratti di un cambiamento …

"Partito della Nazione: cosa vuol dire", di Alfredo Reichlin

Sull’espressione un po’ enfatica di “partito della nazione” si sta facendo confusione. Io la uso per una ragione molto semplice e molto chiara: perché è dalla crisi della nazione italiana che bisogna partire. Una crisi senza precedenti che riapre molti problemi che l’Unità ha lascito irrisolti. Il fatto nuovo è che proprio su que- sto terreno, molto più vasto rispetto ai tradizionali conflitti sociali, le forze del progresso e quelle della reazione giocano oggi una partita decisiva e la sinistra italiana rischia la sua stessa esistenza. Altro che rinuncia al cambiamento e alla lotta contro la destra rispolverando l’inganno di un «partito unico». Significa non aver capito la natura di una lotta che ormai travalica i vecchi confini dello Stato e delle classi e non rendersi conto a che cosa si riducono i diritti e i poteri degli italiani e soprattutto dalle classi subalterne se non si ferma il processo disgregatore della trama sociale, degli assetti democratici e dello stare insieme di questo paese. È una questione nuova rispetto a una vecchia cultura politica della …

"Meno burocrati e più computer. Così si cambia", di Mario Deaglio

Nonna Angela si è lasciata davvero convincere dalle parole del nipotino Matteo e dalla necessità di una maggiore flessibilità e di obiettivi più ambiziosi perché l’Europa non avvizzisca? Forse sì: se Angela Merkel è saldamente alla guida del più potente Paese europeo da quasi nove anni è perché ha saputo riconoscere i segni del cambiamento, li ha forse talora smorzati ma non si è mai messa per traverso. Si può quindi supporre che non si lascerà troppo tirare per la giacca dal suo eccellente ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble che ha subito messo le mani avanti per dire un giustificato «no» a un allentamento puro e semplice delle regole sul debito pubblico. Nella sua costante ricerca di soluzioni pragmatiche, Angela Merkel non può non tener conto del peso sopportato dai bilanci famigliari di centinaia di milioni di europei, e in particolare dagli oltre trenta milioni di disoccupati e sottoccupati, per rimettere deficit e debito su una carreggiata sostenibile. E’ quindi ragionevole che guardi senza preclusioni all’impostazione del giovane primo ministro italiano e all’accattivante prospettiva di …

"La scuola dei bei voti", di Anais Ginori

Finalmente una riforma popolare. Il governo francese vuole abolire i brutti voti. Secondo il ministro dell’Istruzione bisogna essere più «clementi» con i ragazzi, incentivarli anziché scoraggiarli. Ecco dunque che avanza l’idea del 6 politico. Tutti con la sufficienza. Un cambio di linea radicale per un sistema, come quello francese, che è centrato su pagelle severissime e medie aritmetiche per accedere alle migliori scuole, in una selezione durissima che comincia nelle grandi città già per l’ingresso alle scuole medie proprio in base ai voti ottenuti alle elementari. Il ministro dell’Istruzione, Benoit Hamon, ha annunciato ieri che sarà lanciata una grande consultazione di esperti per arrivare a un metodo di valutazione più giusto. L’esito ancora non è chiarissimo: il nuovo sistema probabilmente sostituirà i “numeri in pagella” con un nuovo criterio di formulazione dei giudizi, ma anche se sarà mantenuto l’istituto della bocciatura, quel che si annuncia è una rivoluzione. Perché nel paese dell’ egalité il divario tra buoni e cattivi alunni è tra i più forti del mondo occidentale, senza però che questa severità si traduca …

Lazio, «no all’obiezione nei consultori familiari», da L'Unità

Niente più obiezione di coscienza nei consultori familiari per la prescrizione della pillola del giorno dopo, per la attestazione di gravidanza, per la certificazione della richiesta di interruzione di gravidanza volontaria e per l’inserimento della spirale. È una rivoluzione destinata a far discutere quella varata dalla Regione Lazio nel decreto del commissario ad acta, il governatore Nicola Zingaretti, «Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari» dello scorso 12 maggio. Si legge infatti nell’allegato 1 del decreto: «In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono a 69,3% in Italia (Relazione Ministeriale sullo Stato di attuazione della Legge 194/78 anni 2011-2012, Commissione Affari Sociali – XVII Legislatura – Esame della Relazione sullo stato di attuazione della Legge 194/78 2011-2012), si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel Consultorio Familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante …

"Classifiche delle Università, maneggiare con cura", di Danilo Taino

Non che la reputazione non sia importante nella scelta di un’università o di un master post-laurea: spesso è fondamentale. Il guaio, quando si considerano le classifiche dei «migliori» atenei o corsi, è che però spesso vale la vecchia regola: «Niente è più di successo del successo». Ieri, due autorevoli quotidiani finanziari — il britannico Financial Times e l’italiano Sole-24 Ore — hanno pubblicato classifiche molto diverse tra loro, ma interessanti ed entrambe interne alla tendenza globale a dare i voti alle attività universitarie: una parte consistente dei criteri che adottano per «mettere in fila» i corsi di studio sono influenzati dalla reputazione degli atenei; a loro volta, queste classifiche ne aumentano o ne diminuiscono il prestigio. Sono utili e, se analizzate bene, aiutano a scegliere e a individuare le strade che danno migliori prospettive di carriera. Ma allo stesso tempo creano una élite di istituti che non necessariamente risponde a logiche meritocratiche. È un po’ il difetto della ranking-mania , del desiderio di fare classifiche su tutto piuttosto amato dai dipartimenti di marketing. Il Financial …