"Dall'asilo all'università, scuola vuol dire sfiducia", di Raffaello Masci
I numeri del Censis raccontano la delusione degli italiani. Meno iscritti e più abbandoni: e aumentano i ricorsi al Tar La scuola ha deluso. Mettiamola così: è sempre il veicolo principale del sapere, è sempre quel percorso da cui non si può prescindere. Ma la promessa che si sintetizzava nello slogan «più studi, più lavori (e più guadagni)» non è più credibile. Almeno per i ragazzi italiani degli anni della crisi: ci si iscrive di meno alle superiori, si abbandona più facilmente e si diserta l’università ogni giorno di più. È la fuga dall’istruzione quella su cui fa un focus il Censis in una ricerca presentata ieri? Forse no. È presto per dirlo. Ma è certo che «aumenta la sfiducia nella scuola come strumento di mobilità sociale», come annuncia il centro studi presieduto da Giuseppe De Rita. Non si crede più, in sostanza, che studiando si possa migliorare la propria condizione sociale ed economica. E i numeri assecondano questa sensazione, tant’è che se si osserva la generazione dei ventenni di oggi che hanno una occupazione, …