Prima prova scrittta per i quasi 500mila maturandi. Domani saranno alle prese con la prova d’indirizzo (matematica allo scientifico, greco al classico o lingua straniera al liceo linguistico). Lunedì il quizzone e poi gli orali. Lo storico Cardini: «Temi interessanti ma anche un po’ prevedibili». Alle 8,30 di questa mattina è iniziato l’esame di maturità per quasi 500mila studenti italiani. Il codice di accesso per “decriptare” le tracce per il primo scritto dell’esame (quello di italiano) è stato letto dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in diretta al Tg1. Le commissioni hanno, quindi, potuto scaricare le tracce abbinando il codice a quello già in l,oro possesso inviato dal Miur.
Salvatore Quasimodo è uno degli argomenti proposti ai maturandi 2014. Del poeta siciliano (già uscito nel 2002) vengono sottoposti agli studenti i versi della poesia Ride la gazza, nera sugli aranci, dalla raccolta Ed è subito sera. Il tema di ordine generale è una frase tratta da Il rammendo delle periferie, articolo di Renzo Piano: «Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile». Il confronto dell’Europa tra il 1914 e il 2014 la traccia per Storia: nel centesimo anniversario della prima Guerra mondiale, gli studenti sono chiamati a riflettere su com’è cambiata la situazione del continente in un secolo. Per il saggio breve in ambito artistico letterario il titolo è «Il dono», mentre per il saggio breve in ambito scientifico si suggerisce di riflettere su «la pervasività delle tecnologie». Violenza e non violenza nel `900.
Domani toccherà alla prova di indirizzo (ovvero matematica allo scientifico, greco al classico o lingua straniera al liceo linguistico). Tempo qualche giorno e l’esame tornerà con il temuto «quizzone» (lunedì). Dopo circa una settimana al via gli orali.
E insieme alla tracce arrivano i primi commenti di storici e intellettuali. A Europa lo storico Franco Cardini parla di qualche scelta «prevedibile», come quelle sulla Prima guerra mondiale e sull’Europa in particolare «visto che l’Italia si prepara al semestre di presidenza italiana». «Una scelta dettata anche dalle dure parole di Renzi – «l’Europa pensa alle banche e lascia affogare i bambini». Affermazioni che hanno fatto capire che il presidente del consiglio vuole creare un po’ di movimento a Bruxelles». Sulla stessa linea la traccia sul confronto tra il Vecchio continente nel 1914 e quello attuale: ««È un parallelo molto interessante tra un continente che si è suicidato e quello che stiamo cercando di costruire, anche se bisognerà poi vedere come le tracce sono state sviluppate dagli studenti. Il rischio è che non abbiano capito il parallelo e abbiano soltanto svolto una relazione storica».
Sulla stessa linea un altro storico, Giovanni Sabatucci, secondo il quale «le tracce occupano uno spazio talmente ampio che finiscono per essere un test non tanto valido ed efficace, in pratica ognuno può scrivere quello che gli pare». E in particolare sul tema storico, “L’Europa del 1914 e l’Europa del 2014: quali le differenze?, sottolinea come proponga «tutti i possibili punti di vista per interpretare questi cento anni della storia d’Europa, è un invito a scrivere quel che si vuole, che trasforma il tutto in una esercitazione di buona scrittura».
Ma può essere anche l’occasione, sostiene Franco Perfetti, ordinario di Storia e di Storia delle
relazioni internazionali alla Luiss di Roma, «per verificare non solo la dimensione nell’apprendimento nozionistico dello studente ma anche, e anzi di più, la maturità dello studente nella comprensione dei problemi, capire cioè che il periodo 1914-1918 ha davvero cambiato la storia. Proprio dalla Grande guerra si è innescato quel bisogno di creare un’Europa».
Massimiliano Panarari, saggista e docente universitario, invece, vede nei titoli delle prove, in particolare quelli sulla tecnologia, «uno sforzo della scuola per essere in sintonia con i tempi presenti e anche con una cultura legata alla contemporaneità. Un tentativo – spiega a Europa – di conciliare lo studio con il vissuto dei ragazzi». Giudizio, quindi, piuttosto positivo perché «la cultura letteraria è, proprio per l’avvento della velocità e dell’istantaneità di questi giovani iperconnessi, sotto attacco. Ma non si può prescindere dalla cultura umanistica anche nella scienza, che se troppo piegata sull’obiettivo da raggiungere rischia di diventare una dittatura tecnologica».
da Europa Quotidiano 18.07.14