Mercoledì scorso i rappresentanti del governo e dei sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams hanno firmato all’Aran un’ipotesi di contratto, che restituisce ai docenti e al personale Ata un anno di servizio ai fini dei gradoni (la Cgil non lo ha firmato). La sottoscrizione dell’accordo in zona Cesarini allontana anche il rischio, per i lavoratori della scuola che avevano ottenuto l’avanzamento di gradone nel 2013, di vedersi retrocedere al gradone precedente. Così come prevedeva la legge, nel caso in cui entro il 30 giugno non si fosse arrivati ad un’intesa.
Il testo ora passa al vaglio degli organi di controllo e, se non saranno avanzati rilievi o altri intoppi, si passerà alla sottoscrizione definitiva e all’adeguamento delle buste paga dei lavoratori. L’anno oggetto dell’intesa è il 2012, la cui utilità era stata cancellata dal governo Berlusconi insieme al 2011 e al 2012. Gli anni 2010 e 2011 sono già stati recuperati con altri interventi. Rimaneva il 2012, che sarà rianimato per effetto del nuovo accordo. I passaggi ai tavoli negoziali si sono resi necessari perché l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto che: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti». L’intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita.
Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono stati mitigati da un successivo intervento legislativo, che ha ripristinato il recupero del 2010. Il tutto mediante l’utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il merito (si veda il decreto interministeriale 14 gennaio 2011 n. 3). Fondi derivanti dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell’art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già stato ridotto di un anno, grazie al recupero dell’utilità del 2010. Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono risultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. E quindi, per trovare i fondi che mancavano, governo e sindacati alla fine hanno deciso a maggioranza di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata (si veda il contratto del 13 marzo 2013). In ciò utilizzando il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof). Infine, con l’accordo dell’11 giugno scorso, le parti hanno recuperato anche il 2012, attingendo, anche questa volta ai fondi per lo straordinario dei docenti e dei non docenti. Incetezze restano sul futuro degli scatti per gli anni a venire, visto l’intento del governo di rivedere il peso dell’anzianità di servizio nella carriera dei docenti.
Resta, il fatto, già nell’immediato, che il decreto del Presidente della Repubblica 122/2013, all’articolo 1, comma 1, lettera b), dispone la cancellazione anche dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni, prorogando di un anno le disposizioni contenute nell’articolo 9, comma 23, del decreto legge 78/2010 (la norma che ha cancellato l’utilità del 2010 del 2011 e del 2012 ai fini dei gradoni.) E dunque, nonostante gli sforzi fatti dai sindacati, la progressione di carriera è tuttora gravata da un anno di ritardo (senza gli interventi il ritardo sarebbe stato di 4 anni.)
«Se non avessimo giocato con determinazione il nostro ruolo di sindacato, delegando le soluzioni alla politica, saremmo ancora a mani vuote» spiega Francesco Scrima, leader dalla Cisl scuola. Dello stesso tenore il commento del segretario della Snals, Marco Paolo Nigi, che parla di «ennesima ingiustizia ai danni del personale della scuola» evitata grazie alla firma dell’accordo. Per Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola, si tratta di un accordo «importante, utile per il personale della scuola che altrimenti avrebbero subito un’altra ingiustizia». Sostanzialmente positivo anche il commento del ccoordinatore della Gilda, Rino Di Meglio, che pone l’accento sulla questione del 2014: «Non possiamo esultare perché manca ancora all’appello lo scatto del 2013». Invece, per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil (che non ha firmato l’accordo): « Quest’ultima intesa indebolisce ulteriormente la contrattazione decentrata a fronte della mancanza di impegni per il rinnovo dei Contratti Nazionali». Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, secondo il quale, grazie all’accordo «si scongiura definitivamente la possibilità che il personale debba restituire, a causa di un pasticcio burocratico ereditato dal passato, somme già percepite».
da Italia Oggi 17.06.14