"Sarajevo la biblioteca della rinascita", di Luca Rastello
A volte i simboli accecano. Paradossalmente, soprattutto a guardarli da lontano. Certo, è impossibile tenere a freno l’emozione, all’annuncio della riapertura della Biblioteca Nazionale di Bosnia ed Erzegovina, la Vijesnica bruciata nel 1992 sotto i bombardamenti di una notte di agosto. Oltre due milioni di volumi perduti, l’epopea dei cittadini che lavorarono settimane sotto il fuoco per mettere in salvo quel che restava delle collezioni, la storia del poliziotto Fahruddin Cebo, che portò al sicuro una preziosa Haggadah ebraica del XV secolo, l’immagine malinconica e severa di Vedran Smajlovic in frac che si ostinava a suonare il violoncello fra i calcinacci: la Biblioteca divenne subito un simbolo. Di ciò che nella tragedia di questa città stava andando perduto, non solo per la Bosnia, ma per l’umanità. Un marchio in stile neomoresco da imprimere nelle coscienze di tutto il mondo. Ovvio quindi che la riapertura suoni come un risarcimento. Costaton18 anni di lavori, 11,5 milioni di euro e tanto scrupolo filologico: «Abbiamo lavorato — racconta l’architetto capo Ferhad Mulabegovic — incrociando vecchie foto e documenti ritrovati …