187 sì, 180 no: il governo è andato sotto ieri sull’emendamento della Lega sulla responsabilità civile dei giudici. Decisive le astensioni dei grillini e una trentina di franchi tiratori Pd. Il premier Renzi, irritato, ha annunciato che la norma sarà cambiata al Senato. Durissime le critiche di Csm e Anm. Due anni e quattro mesi dopo la solita Lega, il solito Pini e, quando si dice la coincidenza, lo stesso sottosegretario alle Politiche Europee Sandro Gozi combinando lo stesso misfatto. Mescolando normative europee sui succhi di frutta e responsabilità civile per i magistrati, l’aula della Camera ha approvato, per la seconda volta, il vecchio emendamento del leghista Gianluca Pini che rende responsabili in sede civile, costringendoli al risarcimento diretto del danni i magistrati che sbagliano. Allora furono Pdl, Lega e i responsabili di Popolo e Territorio a mandare sotto il governo Monti con il Guardasigilli Paola Severino che andò su tutte le furie per «l’imboscata in aula». Oggi va sotto il governo Renzi. Per mano, anche, di circa trenta, quaranta deputati Pd che per dolo o per colpa si sono distratti un attimo combinando un clamoroso pasticcio. Il premier dalla Cina va su tutte le furie perché già immagina i retroscena sul solito inciucio con il centro-destra in tema di giustizia e, ancora peggio, una resa dei conti del partito contro le toghe dopo le inchieste Expo e Mose. Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi manifesta tutti i suoi feroci pensieri nei confronti di un gruppo parlamentare che si è mostrato dissennato, come minimo disattento. E che, una volta combinato il guaio, s’affretta in modo impacciato a dire che «al Senato l’emendamento sarà bocciato» (Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Giustizia) e che è stato solo «un doppio blitz di Lega e Cinque stelle, gente irresponsabile che gioca al massacro» (Roberto Speranza, capogruppo Pd e Alessia Morani, responsabile Giustizia). Un fatto è certo: il partito dei giudici non è più presente in Parlamento. Che altrimenti almeno uno ieri mattina si sarebbe alzato e avrebbe spiegato cosa stava succedendo risvegliando l’attenzione dei presenti. Il misfatto accade poco prima di mezzogiorno. L’aula sta votando la vecchia legge comunitaria ( 2011), una serie di norme che il Parlamento deve ratificare per evitare salatissime multe e che due governi (Monti e Letta) non sono riusciti ad approvare. Per lo stesso problema, tra l’altro: prima o dopo spuntava fuori la «norma Pini» sulla responsabilità civile dei giudici che ne bloccava l’approvazione finale. Risultato: la Comunitaria 2011 deve ancora essere licenziata. Ieri l’assemblea ci prova di nuovo. Sui banchi del governo il ministro Sandro Gozi, relatore l’onorevole Michele Bordo (Pd), presiede l’aula Luigi Di Maio (M5S), banchi mezzi vuoti, 480 presenti su 630. Si discute su succhi di frutta e altri alimenti. A un certo punto, zacchete, spunta fuori un emendamento in aula: l’ineffabile norma Pini sulla responsabilità civile dei giudici. Il governo, cioè Gozi, dà parere contrario. La presidenza d’aula non fa obiezioni sul fatto che mancano il via libera delle Commissioni competenti (Giustizia e Bilancio). Occhi più smalizati avrebbero già sentito puzza di bruciato. Avrebbero visto l’incendio nel momento in cui Lega e M5S chiedono il voto segreto. Nulla di tutto ciò. Prende la parola il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti (Pd) che spiega perché, in coerenza con la propria storia politica, voterà a favore dell’emendamento Pini. Seguono altri interventi. I Cinque stelle annunciano che si asterranno. A questo punto la trappola è chiara. Eppure dai banchi del Pd non ci sono repliche. Si va al voto, segreto. Il risultato sul tabellone è una doccia fredda: 187 sì, 180 no, governo battuto, Lega e Fi esultano,M5Ssi fregano le mani. In aula risultano presenti 214 del Pd, una trentina di Sel, 60 di Forza Italia,63tra Popolari, Scelta civica, Misto e Ncd. Al netto dei Cinque stelle che si sonoastenuti,30-40 deputati del Pd hanno votato a favore di una norma che ammazza l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Quando è chiaro il disastro, Gozi va su tutte le furie, Speranza resta basito, Verini cerca di correre ai ripari, Rosato, che guidava l’aula, non si capacita. La responsabile Giustizia Alessia Morani arriva giusto in quel momento, era in tv e stenta a capire. Donatella Ferranti, una delle poche memorie storiche in tema di giustizia, rientra furibonda dal congresso sulle ecomafie. «È un gravissimo colpo di mano – dice – un attacco all’autonomia e all’ indipendenza dei magistrati e ha il significato di un atto intimidatorio nei confronti delle inchieste in corso». Sul resto che dice, è meglio tacere. Dolo o colpa, dice il vicepresidente del Csm Michele Vietti: «È in gioco non un privilegio, ma l’indipendenza di giudizio del magistrato». Perentorio Rodoldo Sabelli, presidente dell’Anm: «In un momento che vede la magistratura fortemente impegnata sul fronte del contrasto alla corruzione nelle istituzioni pubbliche, questa norma costituisce un grave indebolimento della giurisdizione». Difficile dargli torto. E lo sa bene anche Renzi.
L’Unita 12.06.14