È sempre più dramma disoccupazione: il 46% dei giovani è senza lavoro. Le nuove stime sono ai livelli del 1977. Diminuiscono anche i contratti per i precari. Caustico il commento di Confindustria: «Strisciamo sul fondo». L’Europa è a rischio deflazione. Il ministro Poletti: «Aiuti alle imprese e basta con i vincoli da Bruxelles. Per creare nuovi posti serve fiducia e noi abbiamo bisogno di investimenti pubblici e privati ». Bonus Irpef anche alle famiglie numerose. Nel decreto previsto il ritorno della rateizzazione delle cartelle Equitalia.
Tre milioni e mezzo d’italiani a spasso, in cerca di un lavoro che non trovano, e un tasso di disoccupazione da record che vola al 13,6 per cento e che fra i giovani raggiunge l’imbarazzante vetta del 46. Ecco gli ultimi dati Istat sul mercato del lavoro nei primi tre mesi dell’anno: una sequenza di numeri mai così negativi da trentasette anni a questa parte (l’istituto di statistica fa partire le serie storiche dal 1977) che segnala una sempre più netta spaccatura nel Paese.
Fra Nord e Sud, infatti, il divario continua ad allargarsi: guardando ai dati grezzi (quindi non ancora depurati dai giorni di mancato lavoro) l’Istat fa notare che nel primo trimestre dell’anno la disoccupazione giovanile — i 739 mila ragazzi fra i 15 e 24 anni che non hanno un lavoro pur cercandolo — è arrivata al 46 per cento (stabile rispetto al precedente trimestre), ma quel dato — pur se da «ripulire» — nel Mezzogiorno vola al 60,9 per cento (se invece si considerano le cifre destagionalizzate riferite ad aprile, abbiamo una disoccupazione generale del 12,6 e una giovanile del 43,3).
Cifre allarmanti, lo dicono tutti. Dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi — che parla di un livello «veramente preoccupante» e assicura che «stiamo strisciando sul fondo» — ai sindacati, che fanno notare l’aumento delle diseguaglianze (Cgil), invitano a rilanciare gli investimenti piuttosto che a modificare le norme sul lavoro (Cisl) e concludono che il 2014 non sarà l’anno della svolta (Uil). Né migliora il quadro il fatto che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan abbia precisato che «la crescita è molto debole».
Dietro ai tassi record c’è l’aumento degli scoraggiati, che sfiorano i 2 milioni e dei neet (i giovani under 30 che non studiano, non lavorano, non fanno formazione): ormai 2 milioni e 442 mila, in crescita del 4,8 per cento rispetto allo scorso anno. Il Paese, dunque, è fermo e sarà importante capire, dalle prossime rilevazioni, se il decreto del lavoro firmato dal ministro Poletti avrà smosso qualcosa.
Dai dati disponibili va detto che risultano in calo sia i contratti a tempo indeterminato (fra il primo trimestre 2014 e lo stesso periodo del 2013 sono 169 mila in meno, in calo dell’1,4 per cento) che quelli a termine (66 mila in meno, in calo del 3,1), cui va ad aggiungersi la contrazione delle collaborazioni (meno 21 mila, in calo del 5,5 per cento).
In questo quadro, il rimbalzo della produzione industriale segnalato dal Centro studi Confindustria — a maggio data all’1,2 per cento in crescita rispetto allo stesso mese del 2013 — non può bastare a risollevare gli animi. Né è positivo il rischio deflazione che continua a volteggiare sull’Eurozona: secondo le prime stime Eurostat sul mese di maggio il costo della vita, nei 18 paesi dell’area, continua a diminuire (0,5 su base annua rispetto allo 0,7 di aprile).
L’andamento dei prezzi — complice il debito pubblico e privato di molti Paesi, i consumi fermi e il credito bancario ancora intasato — viaggia così da mesi a meno della metà dell’obiettivo vicino al 2 per cento fissato dallo statuto della Banca centrale europea.
In attesa di conoscere le decisioni in proposito della Bce, le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori chiedono un «piano straordinario per il lavoro», per contrastare livelli «spaventosi». Confindustria, con il presidente Squinzi rilancia: anche per lui «serve un piano straordinario, come nel dopoguerra».
La Repubblica 04.06.14