«Ci devi pensare prima di candidarti: essere pronta ad affrontare le responsabilità». «Ognuno ha diritto ad esprimere i propri pensieri. Le decisioni vanno prese tutti insieme». «Abbiamo risolto le discussioni con il confronto diretto fra noi». «Il risultato più importante è stato la soluzione del problema riscaldamento». «Le qualità che dovrebbe avere un rappresentante sono: la calma, la serietà e il rispetto per gli altri». «Se arriva il pensiero “ce la posso fare?” lo devi mettere da parte, devi pensare: “ce la devo fare”». A pochi giorni da elezioni cui il 41% dell’elettorato non ha ritenuto valesse la pena di partecipare, voglio condividere con voi queste riflessioni di rappresentanti di classe e di istituto dell’Istituto magistrale Terenzio Varrone di Cassino, sul significato più profondo della rappresentanza. Ne abbiamo raccolte tantissime, e sintetizzate in sei cartelli: le parole della democrazia.
RESPONSABILITÀ, PARTECIPAZIONE, SERIETÀ, UNITÀ, DETERMINAZIONE, PASSIONE: cartelli innalzati in silenzio in assemblea, come fa la protagonista del film Norma Raecon la scritta UNION, sindacato, prima di essere cacciata dalla fabbrica per aver difeso, appunto, il diritto operaio alla rappresentanza. Norma,Rita and Maria è il titolo di uno dei lavori prodotti in un percorso durato un intero anno, che ha coinvolto sei classi e sei materie: italiano, storia, filosofia, scienze umane, inglese, diritto. Tre personaggi, tutti e tre ispirati a storie vere: oltre all’americana Norma, l’inglese Rita del film We want sex (equality)sulla lotta delle operaie Ford che aprì la strada alla legge del 1970 sulla parità salariale, e Maria del mio romanzo Dita di dama, sulle esperienze delle giovanissime operaie della Voxson, sempre negli anni ’70. Un’impresa folle: nel 2014, passare un anno a studiare storie di fabbrica, e per di più di un decennio lontano oggi ricordato solo con lo stigma del terrorismo? Ebbene sì: in una scuola frequentata al 90% per cento da ragazze, attorno a questa follia si sono coagulate, emozioni, partecipazione, creatività. Testi, ipertesti, filmati, recitazione in inglese per il video su Norma e Rita, e in italiano per rivivere la storia di come lo Statuto dei lavoratori fresco di stampa fu sventolato in faccia al caporeparto della Voxson, per imporgli di cacciare gli odiosi sorveglianti dalle linee di montaggio. Ragazze come noi: si chiama così, il libro che raccoglie tutte le ricerche di tutte le classi e che si può scaricare, insieme ai materiali multimediali, dal blog http://dueepoche2014.blogspot.it/. Ragazze di fabbrica, ma anche i ragazzi di don Milani a Barbiana e quelli delle università del ’68, e Mina che osò avere un figlio senza essere sposata, e Franca Viola che per prima osò rifiutare l’odiosa pratica, allora sancita perfino per legge, del matrimonio riparatore dopo uno stupro… «La nostra Rosa Parks», l’ha definita Cecilia D’Elia, paragonandola alla donna che diede il via alla lotta per i diritti civili dei neri d’America andando a sedersi nei posti dell’autobus riservati ai bianchi. E il libro scritto da Cecilia, Ninae idirittidelledonne, è stato uno dei nostri strumenti per ripercorrere la storia del divorzio e dell’aborto, della legge sulla violenza sessuale e del nuovo diritto di famiglia che nel 1975 segnò il passaggio «dal pater familias al padre» (come si intitola una ricerca che parte dagli antichi romani, per interrogarsi sul padre autoritario del mio romanzo e poi sui padri di oggi). Mutamenti epocali, nella famiglia, nella società e nel lavoro, ripercorsi usando anche la filosofia (il marxismo e il femminismo) e soprattutto le scienze sociali, con decine di interviste a conoscenti, genitori e nonni, rielaborate in riflessioni in classe e poi in tabelle, con il supporto dell’università di Cassino. E infine, per capire meglio la democrazia diretta praticata con i consigli di fabbrica negli anni ’70, le interviste che citavo all’inizio, per declinare le parole della democrazia a partire dalle proprie esperienze a scuola. RESPONSABILITÀ, PARTECIPAZIONE, SERIETÀ, UNITÀ, DETERMINAZIONE, PASSIONE. Parole grandi, ma oggi troppo spesso travolte dai populismi, dalle manipolazioni mediatiche, dalla fascinazione per il decisionismo dei capi. Io non so dire cosa farà Renzi domani delle enormi RESPONSABILITÀ che gli consegna il suo 40% di voti e il 41% di astensioni. So che una delle urgenze, insieme a quella del lavoro, è restituire soldi e centralità alla scuola italiana piegata da anni di tagli, a ragazze e ragazzi appassionati e affamati di dignità come quelli che ho incontrato a Cassino, insieme ai e alle loro meravigliose insegnanti, e a una dirigente di istituto coraggiosa e lungimirante. So che per l’Italia non c’è futuro, se non sapremo rispondere alla domanda scritta su uno striscione dalle mie ragazze, parafrasando lo slogan We want sex equality: «We want educational (e)quality». Vogliono una scuola di qualità, e se la meritano.
L’Unità 03.06.14