Mese: Maggio 2014

"Lettere dal carcere del prigioniero di Enrico Berlinguer", di Simonetta Fiori

A ventidue anni Enrico Berlinguer viene arrestato a Sassari per aver partecipato a una protesta contro il carovita e contro Badoglio. È il 17 gennaio del 1944, un inverno di fame nera. Nell’Italia divisa in due – il centro Nord occupato dai tedeschi e il Mezzogiorno liberato dagli angloamericani – la Sardegna resta come separata, priva di alcun approvvigionamento. A pagarne il prezzo sono le classi più povere, guidate nella sommossa dal segretario della sezione giovanile comunista. Prossimo alla laurea in Legge, Enrico proviene da una famiglia di solida borghesia professionale, con una radice di piccola nobiltà agraria: il padre Mario era stato deputato antifascista nel 1924 e ora è uno dei leader del partito d’azione. Il più moderato genitore non approva la “rivolta del pane”, liquidata come manifestazione di “estremismo infantile”. Ma questo non gli impedisce di stare al fianco di quel suo figlio molto amato, affannandosi perché il caso venga chiuso al più presto. Enrico trascorrerà nel carcere di San Sebastiano cento giorni, per ciascun giorno un piccolo segno sul muro della cella. …

"Cercando il lavoro si trova l’Europa", di Giuseppe Provenzano

Primo: il lavoro: Ma prim’ancora il lavoro che non c’è. Il primo maggio c’era poca aria di festa, per l’Italia dei disoccupati, per i troppi che ancora rischiano di perderlo, il lavoro. E hanno fatto bene la Cgil e l’Unità a rimarcare quel giorno ciò che dal 2008 sappiamo troppo bene, raccontato dalle lettere dei lettori, dai messaggi di tanti coetanei: il 1° maggio di chi non ha un lavoro per festeggiare. Il giorno dopo, col ritardo consueto della statistica sulla vita, l’Eurostat avrebbe certificato tutto questo nella cifra – sempre più sconvolgente – del 12,7%, in controtendenza rispetto al lieve miglioramento registrato in Europa. E però, non ci stancheremo di ripeterlo: si discuta pure, con maggiore preoccupazione, del dato nazionale della disoccupazione, ma nella consapevolezza che questo ne nasconde altri, che restituiscono un’immagine assai più reale – più drammatica, cioè – della crisi. L’immagine di un’Italia spezzata, con un Centro-Nord che peggiora la sua condizione ma che, con poco più del 9% di disoccupati (giovani, nella stragrande maggioranza), rimane ben al di sotto della …

“Noi, tutti i giorni una minaccia” Sul fronte dei sindaci eroi normali d’Italia, di Alessandra Ziniti

Rosario Rocca, sindaco di Benestare, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, si è dimesso sette mesi fa via facebook dopo l’incendio della sua auto e di quella della sorella: «Lo stato di abbandono in cui versa il nostro territorio, dimenticato volutamente e tragicamente da uno Stato sordo e assenteista non mi consente più di rappresentare dignitosamente la mia gente. Né ritengo di averne più la forza dopo anni di resistenza isolata e inascoltata al malaffare, alla criminalità e alla burocrazia autoreferenziale ». Alvise Stracci, sindaco di Alimena, piccolo centro sulle Madonie in Sicilia, ha deciso invece di restare al suo posto: «Da quando hanno bruciato l’auto a mia moglie ogni notte mi sveglio alle quattro del mattino e non riesco più a dormire. Sto solo portando avanti un’amministrazione imparziale, improntata su legalità e trasparenza con un taglio deciso contro il malaffare e la mafia. La mia porta è sempre aperta». Così come sempre aperta era la porta di Laura Prati, la “sindaca” di Cardano al Campo (Varese) uccisa a luglio nella sua stanza in …

"Lo Stato nel pallone salvato da Gomorra", di Roberto Saviano

Le vicende accadute allo Stadio Olimpico — dentro e fuori — hanno dell’incredibile, e non semplicemente per il grado di violenza raggiunto. Genny ‘a carogna è diventato il simbolo mediatico di Napoli-Fiorentina per il suo soprannome buffo e feroce, per le foto che lo ritraggono cavalcioni sulle transenne dello stadio, che ricordano le immagini di Ivan Bogdanov, detto “Ivan il Terribile”, l’ultrà serbo che a Marassi il 12 ottobre 2010 guidò gli scontri che portarono all’interruzione di Italia-Serbia. Ma la fama di Genny ‘a carogna dipende da altro: è lui che ha evitato una vera e propria rivolta dopo la sparatoria fuori dall’Olimpico. C’è tutta una parte di società civile e di istituzioni che è stata letteralmente salvata dalle decisioni di Genny ‘a carogna. Perché la diffusione delle notizie avrebbe potuto far insorgere la tifoseria mettendo a ferro e fuoco una Roma impreparata. Il questore di Roma, Massimo Mazza, dice che non c’è stata trattativa. È OVVIO che formalmente non è stato chiesto a Genny ’a carogna se svolgere o meno la partita ma che …

"Disoccupazione record: colpa anche dei salari bassi", di Carlo Buttaroni

Nei quarant’anni che hanno preceduto la crisi, il Pil in Italia è più che raddoppiato ma il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente stabile. Un risultato che dipende, prevalentemente, dalle innovazioni che hanno reso più efficienti i processi e hanno permesso alle aziende di produrre quantità sempre maggiori di merci con un numero sempre minore di lavoratori. Ma le trasformazioni che hanno riguardato il mondo della produzione e del lavoro sono state molteplici. L’innovazione più significativa è venuta da un nuovo paradigma che ha capovolto la tipica logica del flusso produttivo: la produzione, anziché essere spinta dall’alto, è tirata dal basso. Trasformazione, questa, che ha determinato profonde ripercussioni nell’organizzazione del mondo del lavoro, ribaltando la logica delle economie di scala e dell’integrazione verticale. Progressivamente, è quindi diminuita la dimensione media dell’impresa per numero di addetti, è aumentata la quota degli occupati nelle imprese minori sul totale e il sistema delle imprese si è andato disponendo e articolando in orizzontale. LA LISTA DELLE PROFESSIONI La conseguenza sul mercato del lavoro è che, a livello macro, la …

"Nostra Signora Televisione", di Ilvo Diamanti

Nostra Signora Televisione. Guardata con sospetto e con distacco. Un old medium . In altri termini: vecchio. Se non superato, in declino. Vuoi mettere internet? I social media? Twitter e Facebook? Vuoi mettere Beppe Grillo e il suo blog? Capace, con la regia di Casaleggio, di sbancare, alle elezioni del 2013? E di continuare la corsa anche in seguito? Fino a lasciar pensare a una replica, almeno, alle Europee del prossimo 25 maggio? La televisione. Una signora. Ma irrimediabilmente vecchia. Soprattutto i canali generalisti di Rai e Mediaset, con La7 a traino. Il duopolio imperfetto degli ultimi trent’anni. A reti unificate. Eppure… Tutti scalpitano, impazienti, per irrompere nei programmi tivù di RaiSet — e della 7. Tutti i leader politici che contano. E, a maggior ragione, quelli che contano di meno. Perché per contare occorre ricorrere a Nostra Signora Televisione. Per questo motivo Berlusconi, nell’ultima settimana, ha fatto irruzione in tutte le reti. E in molti programmi di informazione di prima serata. Dal Tg4 a Studio Aperto, al Tg2. E ancora: da “Porta a Porta” …

"Curva padrona, stato sconfitto", di Maurizio Crosetti

Essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma questo momento si chiama adesso e questo posto, forse, si chiama Italia. Non il Sudamerica degli allarmi sociali quotidiani e della spaventosa violenza di strada, non il Brasile delle favelas che sta per ospitare un Mondiale pieno di paura. L’Italia, invece. Dove in un normale sabato di sport può capitare di essere colpiti da un proiettile vagante, cosi, nel mezzo di una passeggiata. Dove si può rischiare la vita per niente quando la vita vale, appunto, niente. L’incredibile pomeriggio dell’Olimpico ha ancora molti punti immersi nel buio, i confini tra pura violenza e calcio malato si confondono, ma quanto si sa è abbastanza. I colpi di pistola, gli agguati, le imboscate, le bombe carta, le lame. I ricatti degli ultras, i giocatori e la parte sana del pubblico in totale ostaggio dei violenti: quelli che alla fine decidono se si possa giocare oppure no, e non è certo la prima volta che succede. Chissà se il capo del governo, allo stadio insieme alla famiglia, avrà preso appunti. …