"Un voto contro la crisi", di Massimo D'Antoni
Il dato sulla crescita del Pil italiano nel primo trimestre 2014 è arrivato come una doccia fredda sulle speranze di ripresa, alimentate nei mesi scorsi dall’inversione del ciclo in Europa e dal clima di fiducia portato dall’attivismo del nuovo governo. Quel – 0,1%, una sostanziale crescita zero per l’Italia, deve farci riflettere, ma dobbiamo anche evitare di trarne conclusioni sbagliate. La prima considerazione da fare è che ancora non ne siamo fuori. Va sottolineato a questo riguardo che il dato dell’Italia non è isolato. È vero che ancora una volta facciamo peggio degli altri, ma l’eurozona, con una crescita dello 0,2%, se la passa solo marginalmente meglio di noi. Anche i dati della Germania (+ 0,8%) e della Spagna (+ 0,4%), vanno correttamente compresi. Sarebbe ad esempio un errore concludere che, siccome la Germania va bene, il problema della bassa crescita è un problema nazionale e non europeo. Il problema resta quello più volte denunciato: l’attuale sistema europeo di governo dell’economia non è attrezzato ad affrontare quello che in gergo viene definito uno «shock asimmetrico»; …