"La scuola dimessa", di Paolo Di Paolo
Di scuola si parla quasi sempre da fuori. Parlano gli ex insegnanti, gli ex alunni, parlano i sociologi, parlano i ministri, gli ex ministri, parlano gli scrittori. Difficile che se ne parli da dentro; raro che chi ha ancora davvero a che fare con i banchi e le aule insegnanti, studenti, collaboratori scolastici, genitori sia interpellato e chiamato in causa. Ciascuno ha un’idea di scuola, di come dovrebbe essere: meno frequente che sappia com’è realmente, con quali problemi concreti deve confrontarsi ogni mattina. Allora può bastare una lettera, la lettera di un rappresentante dei genitori di un liceo romano, per sentire che vento soffia dentro la scuola. Gianfranco, un padre, si rivolge ai ragazzi, ai figli. Prende le mosse da un episodio specifico: l’installazione di telecamere all’interno della scuola per individuare studenti spacciatori o detentori di droga. Le polemiche sono state feroci; è seguito un incontro tra docenti, genitori e dirigenza. Nella lettera, di cui riportiamo alcuni brani in questa pagina, si legge fra l’altro: «Vi scrivo per chiedervi scusa. Fino al giorno della mia …