Agli italiani le elezioni per il Parlamento europeo sembrano interessare molto poco. I dirigenti dei partiti e i loro candidati, fra un insulto e un’offesa, hanno fatto poco per informare gli elettori su quanto utile per l’Italia è l’Unione Europea e su quanto importante è mandare al Parlamento europeo chi crede nell’Unione e chi ha le competenze per fare un buon lavoro. Agli Europei, invece, in particolare alla cancelliera Merkel, come andranno le elezioni in Italia interessa, eccome. Infatti, molti europei, quelli che contano in politica e in economia, desiderano che in Italia ci sia un governo stabile, magari capace di riforme, e affidabile negli impegni che prende. Preferiscono che chi va nel Parlamento europeo intenda non soltanto, com’è giusto, proteggere e promuovere gli interessi italiani, ma che lo faccia convincendo il governo italiano che bisogna adempiere alle direttive europee per avere il potere di chiedere cambiamenti nelle politiche economiche e sociali. I partiti italiani hanno molte poste in gioco in queste elezioni, non tutte particolarmente significative a livello europeo. Matteo Renzi ha la necessità di potenziare la sua leadership sia del Pd sia del governo con un risultato che lo legittimi. Queste sono le prime elezioni che chiamano in causa tutto l’elettorato e Renzi ha due speranze. La prima è che il voto per il Partito Democratico superi il 30 per cento. La seconda è che il vantaggio del Pd sul Movimento Cinque Stelle sia di almeno cinque punti percentuali. Grillo ha già annunciato il suo proprio successo (s)misurato sul sorpasso del Pd che porterebbe, secondo lui, alla crisi di governo e anche alla defenestrazione del presidente della Repubblica. Tuttavia, la sua scelta di andare nel salotto di Vespa segnala che non sentiva il successo già acquisito e percepisce qualche difficoltà da superare con la teletrasmissione della sua tracotanza. Mai decollata, la campagna di Berlusconi è stata tutta sulla difensiva: parare i danni. Il più grosso, oramai molto probabile, dei danni, consiste nel non superare il 20 per cento di voti. Trovarsi sotto il 18 per cento potrebbe accelerare il ricambio familiare, dinastico della leadership con la chiamata in campo della figlia Marina. L’insuccesso renderebbe difficile un accordo da posizioni di forza con l’ex-delfino Alfano. Dal canto suo, il leader del Nuovo centrodestra è impegnatissimo a spingere il suo partito, che si misura anche lui per la prima volta in elezioni a livello nazionale, oltre il 4 per cento, fino al 6-8. Qui subentrano gli europei, ovvero i popolari europei che hanno dimostrato di volere tenere lontano Berlusconi i cui voti, però, servono al loro candidato alla carica di presidente della Commissione. I popolari si augurano che i molti voti persi da Berlusconi vadano sulle liste di Alfano. Per gli altri concorrenti, l’obiettivo è semplicemente superare la soglia del 4 per cento e mandare qualche candidato al Parlamento Europeo. La Lega è persino “scesa” nel Meridione a cercare i voti, una volta snobbati, degli anti-Euro. Scelta Europea spera controcorrente che un elettorato di sentimenti europeisti declinanti premi la sua coerenza. Fratelli d’Italia vorrebbe portare a Bruxelles il suoi spirito nazionalista. La lista Tsipras, troppo occasionale e poco competitiva, ha l’ambizioso scopo di cambiare verso all’Europa. La verità, che vale per tutti, è che l’Unione Europea cambierà gradualmente direzione economica e politica soltanto quando i tre grandi gruppi nel Parlamento Europeo, al momento, Popolari, Socialisti, Liberal-Democratici, raggiungeranno un accordo complessivo per fare una serie di piccole, graduali, ma significative riforme sia sulla distribuzione del potere fra le istituzioni: Consiglio, Commissione, Parlamento, sia sull’equilibrio fra politiche di austerità e politiche di crescita. Chi si chiama fuori non votando o scegliendo candidati e partiti euroscettici e populisti non conterà per niente. Gli eletti dei partiti che pensano che l’Unione Europea è il luogo del nostro destino, non soltanto per stare insieme, ma per cambiare, avranno un grande lavoro da fare.
La Gazzetta di Modena 25.05.14