Carissimo Scalfari, è stata per me una sorpresa e un grande piacere leggere il suo lucido editoriale domenicale. Condivido pienamente le sue riflessioni sulla politica italiana ed europea. Negli ultimi cinque anni, l’Europa è stata nelle mani di una maggioranza conservatrice al Parlamento e al Consiglio dei Ministri. E ha impostato una politica di austerity a senso unico per Stati e cittadini. Nel corso degli ultimi anni, l’Unione europea si è trasformata da progetto di pace e prosperità a insieme di regole. Un’Unione di sole regole ha perso la capacità di raccontarsi, di entusiasmare e di far guardare al futuro con ottimismo.
L’obiettivo del nostro progetto comune non è un’Unione burocratica, ma un’unione politica ed economica. Eppure, negli ultimi anni, nel mezzo della crisi, l’Europa ha risposto aggrappandosi alle regole, senza una vera leadership politica. I trattati europei, e la mancanza di competenze esplicite, sono stati utilizzati come giustificazione all’inazione. La gestione puramente amministrativa e la deriva inter-governativa hanno acuito la crisi economica, ma soprattutto quella politica.
Nei trattati non c’è scritto come uscire dalla crisi. Abbiamo subìto un’Europa che si è spesso occupata di dettagli, ma ha lasciato da parte il senso profondo della sua missione, offrendo il fianco agli euroscettici. Abbiamo creato un’Europa capace di salvare banche, ma incapace di far fronte comune all’emergenza sociale, alla crescita della disoccupazione e ai divari crescenti tra cittadini e tra Stati. È stato grazie al lungimirante intervento di Draghi e della Bce, come lei riconosce giustamente nel suo articolo, che abbiamo evitato il peggio, ma ora dobbiamo assolutamente ricostruire la fiducia e la speranza.
Le elezioni del 25 maggio offrono per la prima volta l’opportunità di cambiare direzione, di chiudere il divario che si è stabilito tra un’Unione e cittadini, sostenendo un partito che ha un programma e un candidato chiaro per la presidenza della Commissione europea. Sono stati i progressisti a rompere gli ordini precostituiti, scegliendo me e forzando gli altri partiti politici europei a scegliere un candidato per la presidenza della Commissione.
Per la prima volta, i candidati alla Presidenza della Commissione si sono impegnati in una campagna pan-Europea. Per la prima volta, i candidati alla Presidenza della Commissione si sono confrontati in molteplici dibattiti pubblici dimostrando le differenze tra visioni diverse di Europa. Per la prima volta, i cittadini non avranno l’alibi di astenersi dietro all’affermazione: tanto non cambia nulla. Non la sorprenderà che condivida la sua opinione sul fatto che il Partito Democratico sia la migliore opzione per gli italiani per cambiare l’Europa, per offrire un’alternativa al conservatorismo che ha finora gestito la crisi. I candidati del Partito Democratico hanno le idee, le competenze, il coraggio e le alleanze necessarie per riequilibrare il progetto europeo e per rafforzare l’unità europea: che si guardi a temi quali l’immigrazione o la governance economica, al commercio internazionale o l’agricoltura.
Le altre opzioni sono desolanti: Forza Italia ha promosso una campagna anti-tedesca, pur sedendo comodamente nella stessa famiglia europea di Angela Merkel e sostenendo il candidato comune della cancelliera, Jean-Claude Juncker. Berlusconi l’ha nascosto, anzi, ancor peggio, l’ha accusato di essere fra i responsabili della sua caduta nel 2011, occultando il fatto che Forza Italia l’ha sostenuto ed eletto come candidato comune della famiglia popolare! Il Movimento Cinque Stelle non solo sarà assolutamente isolato a Strasburgo, ma avanza proposte schizofreniche mettendo nello stesso programma un referendum per uscire dall’euro e la creazione di eurobond. La Lega, alla testa delle tre regioni più ricche, produttive e popolose del paese, ha impostato una campagna contro la moneta unica, un’opzione che va contro gli interessi di imprenditori, lavoratori e consumatori.
Domenica abbiamo una grande opportunità: democratizzare e cambiare la direzione del nostro progetto comune. Rimettere la solidarietà, valore fondante del progetto europeo, al centro dell’azione comunitaria.
(L’autore è candidato del Pse alla presidenza della Commissione europea)
La repubblica 20.05.14