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"Terzo settore, investire sul capitale umano", di Paolo Beni

Sarà la volta buona per dare finalmente al terzo settore quelle riforme che da anni chiedo ottenendo solo promesse? È quanto auspicano migliaia di organizzazioni sociali dopo la presentazione da parte del presidente del Consiglio delle linee guida per una legge delega sul terzo settore. Ma stavolta sembra prevalere l’ottimismo, visto il consenso registrato dal documento, che delinea un ambizioso progetto di revisione complessiva delle norme sugli enti non profit. Una messa a punto resa tanto più opportuna dal peso crescente di un terzo settore che si sta dimostrando attore decisivo per reagire alla crisi economica, sociale, culturale che attraversa il paese. Associazioni, cooperative sociali, gruppi di volontariato sono spesso nelle nostre comunità un argine alla frammentazione sociale, protagonisti della tenuta e dell’innovazione del welfare pubblico, volano di sviluppo e di nuova occupazione, palestra di civismo e presidio di democrazia partecipativa.
Ma è proprio la rilevanza del terzo settore che impone l’esigenza di monitorar- ne l’evoluzione nel contesto dei muta- menti sociali e aggiornare il quadro normativo di riferimento, tanto allo scopo di tutelare l’identità, l’autonomia e la trasparenza delle formazioni sociali, quanto con l’obbiettivo di incentivarne l’azione con idonei strumenti di accreditamento e sostegno. Una legge per il terzo settore non è un provvedimento corporativo a favore di una categoria, ma un investimento nel capitale umano del paese, per valorizzare le sue energie migliori: la libera iniziativa dei cittadini che si associano per contribuire al bene comune.
Serve un riordino del corposo insieme di leggi di settore che oggi norma la pluralità di forme organizzative del terzo settore ma che presenta anche il limi- te di essere stato prodotto in tempi di- versi e per «compartimenti stagno». Da qui la necessità – ferma restando l’articolazione dei diversi soggetti – di aggiornare le leggi di settore alla luce di nuove esigenze o vecchie lacune, armonizzare i singoli provvedimenti e verificarne la coerenza con l’evoluzione delle normative europee. Opportunamente le linee guida prevedono la revisione del Libro I del Codice Civile per dare più flessibilità all’attuale disciplina codicistica, semplificare le procedure di riconoscimento della personalità giuridica, favorire l’autonomia statutaria degli enti e definirne al tempo stesso i criteri per la gestione economica e i requisiti sostanzia- li in relazione alla responsabilità verso terzi.
Fondamentale per la sostenibilità di molte attività non profit è l’intento di rafforzare il sostegno al terzo settore col riordino della fiscalità di vantaggio, l’armonizzazione delle agevolazioni fiscali fra le diverse categorie di enti e il potenziamento del 5 per 1000. Una grande opportunità è il rilancio del servizio civile volontario, destinato a coinvolgere fino a 100.000 giovani. Soprattutto, alla semplificazione del quadro normativo si accompagna la conferma della dimensione democratica e partecipativa e dei valori peculiari del non pro- fit italiano: la sussidiarietà, l’economia sociale, un modello di welfare universalistico e inclusivo.
Senza dubbio un buon inizio, anche grazie alla scelta del governo di coinvolgere nella elaborazione del progetto un gruppo di parlamentari espressione di- retta del mondo del terzo settore. Ora, via alla consultazione (terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it) di associazioni e cittadini. Fino al 13 giugno, poi si procederà alla stesura definitiva della legge.

Presidente nazionale dell’Arci e deputato Pd

L’Unità 15.05.14