Almeno 36 migranti sono morti e altri 42 dispersi nel naufragio di una imbarcazione che cercava di raggiungere l’Europa. L’ennesimo viaggio della disperazione finito in tragedia: è successo al largo della costa della Libia, di fronte ad al-Qarbouli, a circa 50 chilometri a est di Tripoli. Lo fanno sapere fonti ufficiali libiche, rilanciate su Twitter da al-Arabiya: l’incidente sarebbe accaduto martedì, ma è stato reso noto solo ieri. Sul barcone erano stipate circa 130 persone, probabilmente troppe visto che il fondo è collassato, il mezzo si è ribaltato e le acque hanno inghiottito i passeggeri. I primi soccorsi – ha spiegato il colonnello della marina libica Ayub Kassem alle agenzie – sono riusciti a salvare 52 persone, in gran parte di origine africana, ma altri 36 corpi, tra cui una donna incinta, sono già stati recuperati (di cui 24 portati a riva ieri). A causa dei suoi confini con l’Africa subsahariana e della sua prossimità rispetto a Malta e all’Italia, la Libia è diventata punto di transito per i migranti che vogliano raggiungere l’Europa. Il caos seguito alla destituzione di Gheddafi ha trasformato quel Paese nel primo punto di partenza per le decine di migliaia di migranti che, ogni anno, tentano di raggiungere le coste del continente su barconi e mezzi di fortuna. Con polizia ed esercito allo sbando, il traffico di esseri umani è diventato una redditizia industria, in cui secondo le autorità di Tripoli sono coinvolte anche le milizie.
Tanto che il ministro dell’Interno libico, Saleh Maziq, ha lanciato un vero e proprio ultimatum, quasi una minaccia, dicendo che se l’Ue non farà di più per sostenere la Libia nella gestione dei migranti che usano il Paese come punto di transito verso l’Europa, Tripoli li aiuterà nel loro viaggio illegale. L’assistenza dell’Unione europea, afferma Maziq, permetterebbe al Paese di fermare i migranti che arrivano illegalmente dalle nazioni subsahariane, diretti in Europa. Il ministro libico ha anche puntato il dito contro i migranti illegali, ritenendoli responsabili per l’aumento del crimine, la diffusione di droga e malattie nel suo Paese, e ha indirizzato una richiesta di sostegno ai Paesi meridionali. «La Libia ha già pagato un prezzo – ha tuonato Maziq – ora è il turno dell’Europa a pagare. Il mondo deve prendere una posizione seria con delle azioni, non con le sole parole».
Intanto, anche ieri sono proseguiti gli sbarchi sulle coste italiane: dall’inizio dell’anno sono più di 22mila i migranti arrivati nel nostro Paese via mare, dieci volte tanti dello stesso periodo del 2013. In mattinata a Taranto sono sbarcati circa 380 migranti siriani dalla fregata «Aliseo» della Marina Militare. I migranti, tra i quali ci sono 34 donne e 7 minori, sono stati tratti in salvo dalla Marina nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione «Mare Nostrum ». L’area del porto è presidiata da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza a cui si affiancano gli operatori della Croce Rossa e della Protezione civile. Il Comune, con in prima linea il sindaco Ippazio Stefàno, sta gestendo l’assistenza: gli immigrati, trasportati nei pullman, saranno divisi tra l’ex palestra Ricciardi, l’ex scuola media Martellotta e un ex asilo nido comunale in periferia. Ma altre strutture sono state allertate, in caso di bisogno.
Dalla Puglia alla Sicilia: 423 migranti, tra cui un disabile, 65 minori e 45 donne, sono giunti nel pomeriggio al porto di Trapani, a bordo del pattugliatore «Sirio» della Marina Militare che li ha soccorsi insieme alla nave «Grecale », in tre distinte operazioni a circa 120 miglia a sud di Lampedusa. Gli immigrati, provenienti da Siria, Somalia, Eritrea e Nigeria, sono in buono stato di salute. Tra loro, diversi neonati e bambini al di sotto dei 3 anni, nonchè 6 donne incinte e un uomocon disabilità che ha affrontato la traversata in barcone sulla sua sedia a rotelle, assistito dal fratello.
Le operazioni di sbarco sono iniziate intorno alle 15 al molo Ronciglio e sono coordinate dalla Prefettura con l’ausilio di capitaneria di porto, polizia e carabinieri. I rifugiati dovrebbero essere ospitati nelle strutture di accoglienza della Provincia. Lo scorso 6 maggio, sempre a Trapani, erano approdati 887 migranti di cui circa la metà trasferita con voli charter in altre regioni italiane, dopo l’allarme lanciato dal prefetto Leopoldo Falco sulla saturazione dei centri di accoglienza del trapanese.
L’Unità 12.05.14