"Divorzio, l’eccezione italiana" Carlo Rimini *
La Camera approvò la legge sul divorzio nel 1969, durante l’autunno caldo. Non furono certo formidabili quegli anni, ma oggi sembrano incredibili. La Democrazia Cristiana accettò che venisse approvata la legge dopo un accordo che un grande giurista, Michele Giorgianni, definì «un biblico piatto di lenticchie». Gli ingredienti della ricetta parvero allora a chi ci osservava dall’estero, da Paesi da tempo abituati al divorzio, piuttosto bizzarri. Il divorzio all’italiana non si fonda sul consenso dei coniugi e neppure sull’accertamento di una colpa, ma solo sull’accertamento da parte del giudice della assoluta intollerabilità della convivenza. È quindi pronunciato come un estremo rimedio di fronte ad una situazione oggettivamente irrecuperabile. Insomma, la frase che già allora si sentiva nei film americani – «non gli concederò mai il divorzio!» – è rimasta fuori dai nostri tribunali. In Italia il divorzio non si può «concedere», perché il consenso dell’altro coniuge allo scioglimento del matrimonio è ininfluente. Neppure rilevante è la prova dell’adulterio o di qualche altra colpa commessa dall’altro. La legge invece prevede che l’impossibilità di ricostituire l’unione fra …