"La sfiducia verso l'Europa, aspettando le elezioni", di Marc Lazar
Le elezioni europee del 25 maggio fanno paura alle élite dell’Unione, ma lasciano indifferenti i popoli. Temendo un alto tasso di astensione e il successo dei movimenti e partiti definiti populisti, i leader europei fanno un ultimo sforzo per mobilitare gli elettori, stigmatizzando gli euroscettici e decantando l’Europa in tutti i toni. Ma per ora senza molto successo, a giudicare dal perdurante, massiccio disinteresse degli europei: secondo un recente sondaggio, il 60% degli intervistati riconosce di non sapere bene cosa rappresenti e quale sia il senso di questo voto. Come siamo arrivati a una situazione del genere? Innanzitutto pesa, com’è evidente, la crisi economica, con le politiche di austerità e rigore e la sofferenza sociale che ne deriva. Per molti europei (tranne qualche eccezione, tra cui la Germania) da decenni l’Europa è sinonimo di bassi livelli di crescita, aumento della disoccupazione, delle disuguaglianze sociali e della povertà, sacrifici dolorosi e la sensazione di non avere un futuro. Tutto ciò toglie vigore al progetto europeo. A sessantaquattro anni dal discorso con cui Robert Schuman, il 9 …