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"Il M5S si astiene su dimezzamento F35. La guerra di Grillo ai suoi elettori di sinistra", di Alessandro Parodi

In Commissione Giustizia della Camera, il Partito Democratico, vota il dimezzamento del programma sui cacciabombardieri F35. Il Movimento 5 Stelle, invece, si astiene. Un caso? Crediamo di no. Da quanto il movimento è in Parlamento, Beppe Grillo sembra aver dichiarato una vera e propria guerra, trasversale a quella all’indefinita Casta, ai propri elettori di sinistra. Dopo aver pescato a mani basse nell’immaginario identitario della sinistra italiana, da Pertini a De Andrè, da Gaber a Berlinguer, una volta conquistata quella fetta di elettorato deluso, non senza motivi, dai partiti progressisti tradizionali, Grillo ha indirizzato i suoi cittadini verso una deriva conservatrice, postulata nel celebre brano pubblicato dopo il voto favorevole dei suoi all’abolizione del reato di clandestinità:

Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico
Insomma, sembra dire Grillo ai suoi: “Se avessimo inserito nel nostro programma un tema così di sinistra, non ci avrebbe votato nessuno”. È quindi evidente che chi si sente di appartenere a quella parte politica è stato in qualche modo raggirato, confuso ed irretito da un messaggio di contrapposizione: come se bastasse essere contro Berlusconi per proporre valori di sinistra. Ma non solo reato di clandestinità, non solo F35.

L’astensione, che impegna poco, è la via maestra: così sul Decreto Scuola in cui venivano stanziati 100 milioni di euro per il diritto allo studio per i capaci e meritevoli privi di mezzi garantendo loro la possibilità di raggiungere più alti gradi di istruzione; o così sul Decreto Bray sul rilancio della cultura che si configurava come un’importante inversione di tendenza rispetto ai governi per cui “con la cultura non si mangia”.

Molti elettori provenienti da sinistra potranno pensare che questo atteggiamento sia proprio del solo Grillo, di una sua tattica di fondo, della ricerca del voto a destra, come di fatto confermano le sue ultime esternazioni sulla “peste rossa”; come contraltare, potrebbe pensare l’elettore di sinistra, in fondo la Rete e i cittadini sui territori riusciranno in qualche modo a riportare sul campo una linea più vicina ai propri principi. Sicuri?

Dopo l’anatema di Grillo sul suo blog venne lanciato una consultazione online a proposito del reato di immigrazione clandestina: la rete decise per l’abolizione, sconfessando Grillo. Ma al passaggio alla Camera arriverà il voto contrario del Movimento che, di fatto, sconfesserà la Rete.

Anche dai territori la situazione non è diversa, come è verificabile nel caso del voto in Consiglio Comunale di Torino contro la chiusura del CEI Brunelleschi proposta da PD e Sel: in quel caso il M5S votò, stiamo parlando del Febbraio di quest’anno, compatto insieme al centrodestra.

Insomma, il M5S e Beppe Grillo, in questo inscindibili, hanno rinunciato da tempo a farsi portatori di quella sinistra in parte alternativa e in parte semplicemente stanca di una linea politica morbida e stantia. Il paradosso del M5S è quello di voler essere un movimento che rappresenti tutto il Paese e poi aver condotto, il giorno dopo essere entrato in Parlamento, una linea tendenzialmente di destra, antagonista per principio a tutto ciò che poteva venire dal Partito Democratico, in nome di una ricerca del consenso per contrapposizione.

E se e è difficile esprimere un’azione di sinistra esclusivamente mediante la contrapposizione a Berlusconi, figuriamoci se è possibile oggi contrapponendosi a un Partito Democratico che riduce le spese militari e il cuneo fiscale per 10 milioni di lavoratori.

da Huffington post 08.05.14