"Curva padrona, stato sconfitto", di Maurizio Crosetti
Essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma questo momento si chiama adesso e questo posto, forse, si chiama Italia. Non il Sudamerica degli allarmi sociali quotidiani e della spaventosa violenza di strada, non il Brasile delle favelas che sta per ospitare un Mondiale pieno di paura. L’Italia, invece. Dove in un normale sabato di sport può capitare di essere colpiti da un proiettile vagante, cosi, nel mezzo di una passeggiata. Dove si può rischiare la vita per niente quando la vita vale, appunto, niente. L’incredibile pomeriggio dell’Olimpico ha ancora molti punti immersi nel buio, i confini tra pura violenza e calcio malato si confondono, ma quanto si sa è abbastanza. I colpi di pistola, gli agguati, le imboscate, le bombe carta, le lame. I ricatti degli ultras, i giocatori e la parte sana del pubblico in totale ostaggio dei violenti: quelli che alla fine decidono se si possa giocare oppure no, e non è certo la prima volta che succede. Chissà se il capo del governo, allo stadio insieme alla famiglia, avrà preso appunti. …