"Nella trappola degli uomini verdi", di Paolo Garimberti
A furia di giocare al gatto con il topo, Vladimir Putin ha ottenuto il suo scopo: rovesciare l’onere della responsabilità per quanto sta accadendo nell’Ucraina russofona. Ieri quella che sembrava un’ipotesi estrema, la guerra civile, è diventata un rischio reale, con sparatorie, morti, feriti, blocchi ferroviari. Ora Mosca, per bocca del portavoce del Cremlino, può permettersi di accusare il governo di Kiev di rendere impraticabili gli accordi di Ginevra, che la Russia ha concluso con lo scopo di violarli attraverso i suoi “uomini verdi” massicciamente infiltrati nell’Ucraina orientale per sobillare e provocare, fino a realizzare il suo scopo, la reazione del topolino ucraino per assestargli una zampata. L’Ucraina non è la Crimea e Putin sa benissimo che non può annetterne una parte con un’invasione e un’occupazione militare. Non solo per ragioni politiche e diplomatiche (evocare lo spettro della terza guerra mondiale è certamente esagerato, ma la tensione con l’Occidente e con la Nato salirebbe a livelli di calore insopportabili per tutti). Ma anche per ragioni tecniche. L’esercito russo, nonostante l’aumento massiccio delle spese per la …