"Il codice della mezza mafia", di Francesco Merlo
Il mezzo mafioso si sente un mafioso e mezzo, e dunque Dell’Utri è patacca pure nella fuga proprio perché è un uomo di mezza mafia, uno dei tanti rovinati dal film il Padrino dove il vecchio satrapo (Hyman Roth) se la gode in Florida e nella Cuba di Battista. Dell’Utri voleva godersela nella Beirut a 5 stelle, con carte di credito e telefonino, e non infilarsi nella botola dei mafiosi veri come il Malpassoto e Provenzano, e neppure in un’altra vita comeBuscetta e forse Matteo Messina Denaro. La mezza mafia, nel codice penale, si chiama concorso esterno. Prima che un reato è un’antropologia fatta di mafiosità (che è diversa dalla mafia) e di narcisismo. Dell’Utri è di quelli che si mettono in posa con i libri al posto delle pupe, e ora la sua fuga è sgangherata come i diari finti di Mussolini che storici autorevoli accreditarono mentre il mezzamafia li definiva «presunti veri» con il sigaro della sbruffoneria al posto della cicoria di Provenzano. E fu presunzione da mezza mafia ridurre il boss Mangano …