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"Omosessualità chi ha paura di un libro a scuola", di Massimo Recalcati

Quelli della mia generazione si ricorderanno forse improbabili corsi di educazione della sessualità di tipo botanico. Uno strano “esperto della materia” mostrava dei semi sulla cattedra. E le loro possibili combinazioni da cui sarebbero scaturiti i caratteri del nuovo nato. I corpi sessuali in carne ed ossa restavano coperti e solo enigmaticamente allusi. Erano anni dove la censura morale prevaleva ottusamente provando ad esorcizzare il demone del sesso. Era l’Italia cattolico-fascista che dopo la contestazione del ‘68 avrebbe però ben presto lasciato il posto ad un altro padrone.
Questo nuovo padrone — quello che Pasolini denominava negli anni Settanta “nuovo fascismo” — non agirà più in nome della censura ma offrirà una immagine della libertà senza limiti. Il suo imperativo non risponderà più alla logica del dovere e del sacrificio ma a quella di un godimento senza argini.
Nel nostro ultimo ventennio questa rappresentazione della libertà troverà la sua enfatizzazione più radicale e, al tempo stesso, più fatua. È una constatazione banale: basta girare in un qualunque aeroporto italiano per trovarsi davanti agli occhi corpi di donne seminude e ammiccanti a promuovere prodotti coi quali non hanno alcuna relazione di senso.
La discreta solitudine dei semi sulla cattedra ha lasciato il posto ad una proliferazione di immagini sessuali o a sfondo sessuale che hanno ormai invaso la nostra vita più ordinaria. Ecco perché la denuncia nei confronti di alcuni professori del liceo Giulio Cesare di Roma che avevano proposto ai loro allievi un percorso di letture su temi di attualità, tra cui quella della differenza di genere, non può non colpire. Non l’opportunità dell’iniziativa di quei docenti — ai miei occhi totalmente legittima — , ma proprio l’atto che la vuole denunciare come “pornografica”. Il nuovo fascismo sembra qui lasciare il suo passo ad un ritorno del vecchio. L’ideale di una sessualità anatomicamente e naturalmente eterosessuale, una educazione morale rigidamente normativa, accompagnata dall’omofobia e dall’esaltazione della virilità, sono stati invocati contro i professori degeneri. Grave errore di giudizio. Come non vedere che se c’è una salvezza dallo scempio iperedonista che ogni giorno ci invade facendo dei corpi erotici carne da macello, se c’è una salvezza dalla violenza che scaturisce da una rappresentazione tutta fallica della sessualità, essa non è nel ritorno ad un Ordine giustamente defunto, ma proprio nel libro, nella lettura, nella vita della Scuola.
È attraverso, il libro, la lettura, la Scuola che si gioca infatti la vera prevenzione ai rischi della barbarie e della dissipazione in un godimento senza soddisfazione. Il libro incriminato non è un libro pornografico, ma un libro che racconta la storia di una formazione e di una filiazione. Un libro di letteratura non è mai pornografico ma, casomai, erotico nel senso che anima il desiderio di sapere. Resta sullo sfondo la vera questione: come si può parlare a Scuola di sessualità senza ricorrere alla tristezza dei semi sulla cattedra e al suo moralismo implicito, ma senza nemmeno — come accade oggi — ridurre tutto all’altrettanto arida descrizione senza veli della spiegazione scientifica di come, per esempio, funzionano gli organi genitali. L’educazione alla sessualità dovrebbe preservare sempre il velo del mistero. Cosa di meglio allora della letteratura e della poesia? La sessualità senza amore ha il fiato corto sia essa cosiddetta omosessuale o eterosessuale. Quando invece l’amore feconda il sesso non c’è mai gesto erotico che rischi l’oscenità. Sia esso cosiddetto omosessuale o eterosessuale.

La Repubblica 30.04.14

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“Difendo quelle docenti la scuola deve affrontare il tema della diversità”, di CATERINA PASOLINI
«TROPPI ragazzi si sono uccisi in questi anni perché gay, dopo aver subito offese e umiliazioni. Il problema esiste e va affrontato anche nelle scuole. Al liceo Giulio Cesare l’hanno fatto, per quanto ho potuto ricostruire, in modo assolutamente corretto ». Il ministro della pubblica istruzione Stefania Giannini interviene sul libro di Melania Mazzucco, che narra di una storia d’amore omosessuale, dato da leggere a casa agli studenti e che ha visto i professori per questo denunciati da due associazioni sollecitate
da una coppia di genitori.
I genitori scandalizzati parlano di libro porno.
«Ammetto di non aver letto “Sei come sei”, non so quindi se quello fosse il libro più adatto come stile a dei teenagers per trattare l’argomento della diversità di orientamento sessuale. Ma stiamo parlando di una scrittrice che ha vinto il premio Strega, di una casa editrice come Einaudi, mi sembra francamente difficile sostenere un’accusa di pornografia».
Allora il problema è l’omosessualità?
«Forse, certo è che in tutta la letteratura dai greci in poi, da Platone a Saffo, il tema dell’amore omosessuale è stato trattato in tutte le sue declinazioni, da quelle più crude ad altre metafisiche. Quindi mi viene il sospetto che questa volta le accuse siano strumentali, ideologiche».
Perché dice: tutto regolare?
«Perché da quello che ho potuto ricostruire, ed è mio compito essendoci stato un esposto, quel libro è stato dato da leggere all’interno di un progetto sulle diversità condiviso tra studenti, professori, docenti. Un progetto elaborato che parlava di tutte le diversità, dalla nazionalità alle differenze religiose. Con tanto di discussioni in classe e tema alla fine. Insomma qualcosa di approfondito e serio».
Gli studenti hanno apprezzato?
«Sì, molto, tanto che mi risulta che oggi abbiano scritto alla preside per darle il loro appoggio, risentiti per gli attacchi».
Fuori dal liceo c’erano cartelli con scritto «maschi selvatici e non checche isteriche »…
«Non sono frasi neppure da commentare, si commentano da sole. Dimostrano quanto ancora ci sia da fare in questo paese perché tutte le diversità vengano accolte, perché i ragazzi non si uccidano dopo essere stati insultati o aggrediti. Bisogna lavorare a scuola, ma anche le famiglie devono fare la loro parte. Lo ha detto anche il Papa».
Cosa ha detto il Papa?
«Anche lui ha parlato di omosessualità dicendo: chi sono io per giudicare. Un modo per segnalare l’importanza di un tema, di un vero problema. Perché un dato di fatto: il bullismo sui gay è una realtà oggettiva da combattere in tutto il mondo, Italia compresa».
Come: tutto ma non il silenzio?
«Sì, il grande nemico è l’ignoranza, per questo ben vengano i programmi di lettura
che integrano i libri classici a temi di attualità. Ogni scuola decida come meglio crede ma affronti argomenti delicati, bisogna sensibilizzare gli studenti e le famiglie a conoscere e capire tutte le diversità».
Lei come ne ha parlato con i suoi figli?
«Non mi ricordo un giorno specifico in cui ho affrontato l’argomento dell’omosessualità, ma hanno respirato un atteggiamento di apertura. E hanno avuto la fortuna di andare in una scuola dove tutte le diversità erano rappresentate, fossero di nazionalità, religione o orientamento sessuale. Tanto che i miei figli hanno amici omosessuali e all’interno del loro gruppo non hanno alcuna difficoltà».
Su indicazione del ministro Fornero erano stati fatti opuscoli per aiutare i professori sul tema dell’omosessualità. Mai stati consegnati.
«Erano stati commissionati all’istituto Beck, ma per le parti che mi sono state fatte leggere sulla famiglia mi sembravano assolutamente fuori contesto, nulla a che fare con l’Italia».
I cattolici li hanno contestati. Ora si buttano?
«Non sta a me decidere».

La Repubblica 30.04.14