"Cefalonia, l’ultima verità", di Corrado Stajano
Più di settant’anni dopo pare di sentire ancora l’odore del sangue nel leggere il libro di Hermann Frank Meyer, Il massacro di Cefalonia (Gaspari). Si rimane sopraffatti da una nera cappa di violenza e di morte tra le pagine dolorose e angoscianti di questo saggio minuziosamente documentato che raccontando nudi fatti è un terribile grido contro la guerra e la sua follia. Nella bella isola del mar Ionio, tra gli ulivi e i mandorli, le odorose ginestre, i fichidindia, i campi coi muretti a secco, le piazzette dei paesi che rammentano il nostro Sud, i vecchi seduti sulle panchine della villa, il giardino pubblico, si è consumata nel settembre 1943 una strage che ha disonorato per sempre l’esercito di Hitler: «Uno tra i più terribili crimini commessi dalla Wehrmacht nel corso del secondo conflitto mondiale», scrive Meyer. A Cefalonia si avverte la contraddizione tra la natura innocente e morbida, ma che inganna i suoi figli, e la furia dell’uomo, l’odio, la vendetta. L’isola è antica di bellezza, di storia, di cultura, di poesia, non lontana …