Ci sono ancora occhi che, oggi, possono testimoniare ciò che accadde ieri. Alcuni sono stati rintracciati e fotografati settant’anni dopo: sono occhi, volti, rughe e ombre di chi scampò alla strage di Sant’Anna di Stazzema. Occhi che hanno visto razzie, morte, devastazioni. Ma non si sono arresi alla violenza e hanno vissuto per costruire un futuro di libertà, non di vendetta.
L’Italia che oggi ha lo sguardo fiero è quella uscita settant’anni fa da tragedie, lutti e indicibili sacrifici. Ed è a quanto è costato a tutti il per- corso per arrivare sin qui che penso quando penso al 25 aprile. E penso, ancora, al fatto che un Paese in grado di rialzarsi da quelle macerie e ricostruirsi così è un Paese in grado di affrontare e superare tutto. Tutto.
Il volto di oggi è stato pagato a caro prezzo ieri. E forse è arrivato anche il momento di capitalizzare quei sacrifici: l’Italia del 25 aprile non è quella di una parte ma quella di tutti («Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro», come diceva Arrigo Boldrini). Lì abbiamo scelto di scrivere per la prima volta, la nostra carta d’identità, che si chiama Costituzione. Lì abbiamo messo nero su bianco chi volevamo essere e dove volevamo andare.
Potrei, anzi forse dovrei parlare delle sfide che ci attendono, delle opportunità che ci stanno davanti, dell’economia, del lavoro, dell’avvenire dei nostri figli. Mi dicono che ne parlo pure troppo tutti i giorni, è il mio lavoro, è la responsabilità che porto. Ma non intendo farlo oggi, di 25 aprile, come fosse una epokhé, una sospensione del tempo ordinario. Una occasione per non mescola- re i piani, per portare rispetto, per ricordare insieme e dare senso.
È grazie a quel passato che oggi possiamo immaginare il nostro futuro e immaginarlo con fiducia: l’ottimismo che deve accompagnarci non è dunque un auspicio, un io-spe- riamo-che-me-la-cavo ma è la certezza di poter contare su radici co- me queste. Da lì arriviamo. Dall’aver scelto di ripartire dalla libertà. Dall’aver scelto di ripartire insieme.
L’Unità 25.04.14