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«Max&Co chiuso, intervenga il Governo», di Maria Silvia Cabri

L’imminente chiusura degli storici negozi Max Mara e Max&Co continua a far discutere. Sul punto è intervenuta anche l’onorevole carpigiana Pd Manuela Ghizzoni, che insieme all’onorevole Davide Baruffi della Commissione Lavoro, ha presentato un’interrogazione al ministro del lavoro Giuliano Poletti, per sollecitare l’attenzione sul tema. «La chiusura dei due negozi in corso Alberto Pio — spiega l’onorevole —, avrà inevitabilmente un riflesso su tutto il tessuto sociale di Carpi. Prendendo spunto da questi eventi, ho sentito il bisogno di lanciare un grido di allarme a livello istituzionale. Specie a fronte di chiusure che così fortemente penalizzano le lavoratrici donne». Quella del punto vendita di Carpi è infatti solo l’ultima in ordine cronologico di una serie di chiusure che rientrano in un più ampio fenomeno di ridimensionamento dell’azienda reggiana, che, negli ultimi due anni, ha portato al licenziamento di una sessantina di addette alle vendite. Dal 2012 sono stati chiusi almeno 16 monomarca Max&Co, a cui potrebbero aggiungersi a breve altre tre chiusure. «Questi licenziamenti, spesso effettuati in deroga alle norme sul preavviso — prosegue la parlamentare —, sono avvenuti nella disattenzione generale e a danno di personale femminile, tra le categorie più penalizzate sul mercato italiano. Da un gruppo così affermato nel mondo — continua —, ci si sarebbe aspettati almeno un tentativo di più efficace difesa del marchio e, di conseguenza, del personale. La strada da percorrere era forse quella dell’innovazione del prodotto e dell’offerta, per intercettare una domanda che è al contempo massiccia nei numeri, ma debole sul fronte della capacità di spesa. Le chiusure e i licenziamenti non possono che rappresentare l’ultimissima opzione». Per queste ragioni, la Ghizzoni ha presentato l’interrogazione per chiedere se il ministro «sia a conoscenza della situazione dei punti vendita del monomarca Max&Co e come intenda attivarsi per tutelare le lavoratrici coinvolte». Sulla difficile situazione degli esercizi commerciali del centro storico intervengono anche le associazioni di categoria. «I negozianti sono stati bravi a ripartire dopo il sisma —spiega Massimo Fontanarosa, direttore Confcommercio —; gli eventi promossi in sinergia con il Comune hanno avuto riscontri positivi. Ma non basta: altre chiusure sono in previsione. E’ urgente che il Governo si attivi in tempi brevissimi, a livello di tasse, Irpef e Irap, e agevolando le modalità di assunzione». Anche Barbara Bulgarelli, direttore Cna definisce la situazione molto preoccupante: «La chiusura di negozi di qualità e tradizione è espressione di un malessere economico che investe tutti. Carpi rischia di perdere attrattività ed eccellenza, omologandosi a tanti altri centri storici». «La chiusura di famosi monomarca colpisce molto — prosegue —, ma lo stesso interesse deve essere espresso verso tutte le piccole imprese artigiane che hanno chiuso in questi due anni».
«Dieci anni fa le attività venivano tramandate da padre in figlio — prosegue Massimiliano Siligardi, direttore Confesercenti —; ora, dopo sei mesi dall’apertura, un negozio rischia di chiudere. Oltre al dato negativo quantitativo, c’è anche un discorso di qualità che va affrontato».

Il Resto del Carlino 14.04.14