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"Bellaria, la destra rimuove la Resistenza", di Onide Donati

Bello? Brutto? La disputa sulla «Gabbia dei sassi», grande e da sempre discusso monumento alla Resistenza, è stata superata. Ci hanno pensato una pala, una sega da ferro, un flessibile e qualche altro attrezzo a risolvere la disputa trentacinquennale sull’opera che il maestro Luigi Poiaghi aveva realizzato davanti al municipio di Bellaria-Igea Marina. La destra al potere è andata alla radice del caso distruggendo il problema, ammesso che di problema si trattasse. L’ha fatto nottetempo, a dieci giorni dal 25 Aprile, con la rimozione della installazione.
«Gabbia dei sassi» è il nome attribuito a furor di popolo ad un monumento molto particolare, per dimensioni e stile, che nel 1978 vinse un concorso nazionale. L’identità vera è «Passatopresente» e, nella catalogazione che ne ha dato l’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia-Romagna è costituita da «una figura simbolica» in pietra, cemento e ferro per esaltare i valori «della lotta e dei sacrifici sostenuti per l’Indipendenza e la Liberazione del nostro Paese». In pratica, sopra un basamento bianco di 50 metri quadrati vi era posta una imponente gabbia contenente grossi massi di fiume. Il basamento aveva impresso orme di piedi e la scritta «Parliamo di uomini e in questo senso parliamo di eroi». Lo stesso IBC descrive il monumento come «opera dura, forte, tutta maturata nelle esperienze concettuali milanesi; da considerare, in questo artista più predisposto ad una ricerca poetica, un gesto di radicale adesione ad una militanza dell’arte, che i tempi invocavano. Opera che trovò presso il pubblico romagnolo non poche difficoltà di lettura».
Di quello strano monumento ora è rimasta solo la base: nel progetto di «rivisitazione» dell’area che sta davanti al Comune su di essa poggeranno tante bandiere a corredo di una scenografia di più facile impatto, in linea con le luci colorate stile Las Vegas messe un po’ ovunque in centro. Già, perché come ha scritto con una mail il sindaco Ceccarelli allo stesso Poiaghi 48 ore prima che la ruspa si mettesse in moto, quell’opera proprio non veniva capita dai cittadini. E poi era arrugginita, sporca, e dava un senso di tristezza. Poiaghi, che dopo la realizzazione del monumento si era affermato come artista importante, aveva rilanciato: «Capisco i problemi e mi rendo disponibile a ragionare per un recupero della struttura ed anche per una sua più facile interpretazione». Che poi l’interpretazione non era per nulla misteriosa, come ricorda l’Anpi locale: «La gabbia metallica che premeva, al suo interno, le pietre evocava l’opposizione tra due forze, ossia la costrizione subita e la tensione sempre inappagata verso la libertà, così come le impronte dei passi rimandano al cammino incessante che deve compiere l’uomo verso la liberazione da ogni forma di oppressione».
Tutto inutile: alla destra bellariese interessava portare a casa il risultato e lanciare la sua provocazione prima del 25 aprile e a poco più di un mese dalle elezioni. E se un anno fa il sindaco di Cesenatico (l’altro primo cittadino del- la destra balneare «dura») aveva dovuto arrendersi alle proteste e rinunciare all’esposizione del busto di Mussolini in Comune, quello di Bellaria-Igea Marina ha tirato dritto tra il tripudio dei suoi e la sponda offertagli dal Resto del Carlino che ha indicato una sprezzante destinazione per i massi: usiamoli per ricaricare le scogliere davanti alla spiaggia.
Ora che i «nuovi barbari» – come li ha definiti il candidato sindaco della lista Bene Comune, Alessandro Zavatta – hanno completato il lavoro sporco, quella parte di società civile che ha vissuto come una ferita la distruzione di un simbolo della Resistenza si interroga su cosa fare. A chi gli ha espresso solidarietà, l’artista ha risposto con po- che e semplici parole: «Ho cercato inutilmente di contrapporre la ragione al- le ruspe. Forse quella scultura non a caso è “Passatopresente”. Resistiamo. Portiamo lì nostri fiori il 25 Aprile». Ed è quel che l’Anpi e i partiti di sinistra sono intenzionati a fare.

L’Unità 18.04.14

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