Così grande da doppiare Pompei. Nessuno fino a ieri lo aveva immaginato, ma Ostia Antica era ben più estesa di quanto si credesse. E proseguiva oltre il Tevere con un quartiere circondato da possenti mura fortificate, a proteggere i grandi magazzini per le merci e un edificio con un doppio colonnato, ancora misterioso. A scoprire l’altra metà “segreta” di Ostia Antica nel sottosuolo dell’Isola Sacra, a pochi chilometri dall’aeroporto di Fiumicino, sono stati gli archeologi guidati da Paola Germoni e Angelo Pellegrino per la Soprintendenza archeologica di Roma, Simon Keay per l’Università di Southampton e la British School at Rome e Martin Millett dell’Università di Cambridge. Grazie alle indagini condotte con un magnetometro, in grado di rivelare senza scavare la presenza di strutture sepolte, hanno scoperto un quartiere commerciale, finora sconosciuto, con 70mila metri quadri di strutture, fra grandi magazzini e un imponente edificio porticato ancora da interpretare.
Nel 2007 gli archeologi della Soprintendenza e delle università inglesi, che collaborano da 10 anni, avevano iniziato le indagini geofisiche su quella lingua di terra, dove oggi si alternano campi, capannoni, qualche casa e numerosi abusi edilizi. Cercavano l’hinterland di Portus, l’antico insediamento marittimo cresciuto intorno ai porti di Claudio e Traiano, a nord di Ostia. La scoperta delle mura, forse il prolungamento di quelle costruite da Cicerone e Clodio fra il 63 e il 58 a.C. per proteggere la città, ha portato però al risultato inaspettato.
«Eccezionale — lo definisce la soprintendente, Mariarosaria Barbera — perché fino a oggi si credeva che il Tevere chiudesse Ostia Antica a nord».
Invece, oltre il fiume, la città continuava: «Abbiamo individuato almeno quattro grandi complessi sottoterra. Non possiamo datarli con certezza, ma pensiamo possano essere di età imperiale» racconta Keay. «Tre di questi erano magazzini usati per lo stoccaggio delle merci, come rivelano le loro piante, con molte celle, simili a quelle dei Grandi Horrea di Ostia. Il quarto, invece, è ancora “misterioso”». Si tratta di un grande edificio porticato «con una pianta atipica, che non permette di definirne la funzione ». «Potrebbe trattarsi di un altro tipo di magazzino, di un deposito per le navi o, forse, di una residenza monumentale» ipotizza Keay. Mentre Germoni non esclude che potesse trattarsi di «un edificio con funzioni pubbliche ». A rivelarlo, saranno le prossime indagini: «Abbiamo già un piano per il 2015 — spiega Germoni — Non faremo scavi estensivi perché non ce li possiamo più
permettere, ma li faremo mirati, con una sorta di “microchirurgia archeologica”». Ma soprattutto, sottolinea l’archeologa, «faremo in modo che l’area venga tutelata con un vincolo archeologico più stringente di quello in vigore dal ‘62, in un’area che fino alla fine degli anni ‘90 è stata la prima in Italia per abusivismo edilizio».
La Repubblica 17.04.14